Rubio: il piano di pace è solo una lista dei desideri russa

Rubio: il piano di pace è solo una lista dei desideri russa

Rubio: il piano di pace è solo una lista dei desideri russa

Matteo Rigamonti

Novembre 23, 2025

Washington, 23 novembre 2025 – Il fine settimana politico negli Stati Uniti si è infiammato dopo che alcuni senatori americani hanno raccontato di aver ricevuto una chiamata da Marco Rubio sul controverso piano di pace sull’Ucraina lanciato da Donald Trump. Rubio, secondo i parlamentari, avrebbe bollato il documento come una “lista dei desideri russa”, prendendo le distanze e chiarendo che quella proposta non rappresenta la posizione ufficiale di Washington.

Il piano in 28 punti finisce al centro del dibattito

Tutto è esploso sabato pomeriggio, quando – stando alle fonti di Capitol Hill – il senatore Marco Rubio ha telefonato ad alcuni colleghi per parlare del cosiddetto piano in 28 punti per mettere fine al conflitto in Ucraina. “Il senatore Rubio ci ha chiamato davvero oggi pomeriggio. Ci ha spiegato che abbiamo ricevuto una proposta che è stata consegnata a uno dei nostri rappresentanti. Ma non è una nostra raccomandazione, non è il nostro piano di pace”, ha detto il repubblicano Mike Rounds ai giornalisti subito dopo la telefonata.

Rounds ha aggiunto che Rubio ha sottolineato come quel documento rispecchi più le richieste di Mosca che una posizione degli Stati Uniti. “È una lista dei desideri russa”, ha detto Rubio, secondo varie fonti che hanno assistito alla conversazione. La notizia, uscita nel primo pomeriggio, ha subito acceso la polemica tra repubblicani e democratici, già divisi su come muoversi con il conflitto in Ucraina.

La risposta netta del Dipartimento di Stato

La replica del Dipartimento di Stato non si è fatta attendere. Il portavoce Tommy Pigott ha smentito con fermezza quanto raccontato dai senatori. “È una falsità bella e buona”, ha scritto Pigott su X (ex Twitter), negando che il piano sia un testo scritto dal Cremlino o che rifletta solo le sue richieste. “Come ha sempre detto Rubio e tutta l’amministrazione, questo piano è stato scritto dagli Stati Uniti, con input sia russi che ucraini”, ha aggiunto il portavoce.

La precisazione arriva in un momento delicato per la diplomazia americana, che cerca di bilanciare il sostegno a Kiev con la volontà di trovare una via negoziata al conflitto. Pigott ha ribadito che ogni proposta viene valutata tenendo conto della sicurezza dell’Ucraina e degli interessi strategici degli Stati Uniti.

A Capitol Hill il dibattito non si placa

Nel frattempo, i corridoi del Senato continuano a bruciare di discussioni. Alcuni senatori temono che le versioni contrastanti possano creare confusione. “Serve chiarezza su chi sta dicendo cosa”, ha confidato un esponente democratico della commissione Esteri, chiedendo di restare anonimo. Altri hanno avvertito che la vicenda potrebbe aumentare le tensioni interne nel partito repubblicano, già diviso sulla strategia verso Mosca.

Il piano in 28 punti, che circola da settimane tra diplomatici a Washington e Bruxelles, prevede – secondo fonti diplomatiche – una serie di concessioni reciproche tra Russia e Ucraina. I dettagli però restano coperti dal riserbo e non sono stati diffusi integralmente. Alcuni passaggi sono trapelati: tra questi, l’idea di un cessate il fuoco condizionato e l’avvio di negoziati diretti tra le parti.

Pressioni internazionali e posizioni contrapposte

Questo episodio arriva in un momento in cui la Casa Bianca è sotto pressione per accelerare una soluzione diplomatica. Da Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito più volte che ogni piano di pace deve rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Mosca, invece, continua a chiedere garanzie sulla neutralità del Paese e la cancellazione delle sanzioni occidentali.

A Washington, intanto, si attende una posizione più chiara dall’ex presidente Donald Trump, che, secondo fonti, vorrebbe rilanciare il proprio ruolo di mediatore internazionale in vista delle elezioni dell’anno prossimo.

Tra dubbi e attese, il futuro della politica estera americana

Resta da vedere se le polemiche scatenate dalle parole dei senatori avranno effetti concreti sulla politica estera degli Stati Uniti. Per ora, il messaggio ufficiale è quello del Dipartimento di Stato: niente “lista dei desideri russa”, ma un tentativo – ancora tutto da verificare – di mettere insieme una base per i negoziati accettabile per tutti. Nel frattempo, però, a Capitol Hill il dibattito è tutt’altro che chiuso.