Il Dna svela i misteri nascosti delle microalghe

Il Dna svela i misteri nascosti delle microalghe

Il Dna svela i misteri nascosti delle microalghe

Matteo Rigamonti

Novembre 24, 2025

Napoli, 24 novembre 2025 – Il DNA ha svelato nuovi segreti sulle diatomee, quelle microalghe unicellulari che popolano i mari di tutto il mondo e che, per il loro ruolo ecologico, vengono spesso paragonate a pascoli e foreste degli ambienti terrestri. La scoperta, pubblicata oggi su Nature Communications, nasce dalla collaborazione tra la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e l’Università di Ghent in Belgio. I ricercatori hanno scoperto che la riproduzione sessuata delle diatomee – finora considerata un evento raro e quasi impossibile da osservare – è invece molto più frequente di quanto si pensasse.

Il ciclo vitale delle diatomee: il mistero del DNA

Le diatomee sono microscopiche, invisibili a occhio nudo, ma giocano un ruolo fondamentale negli ecosistemi marini. Ogni giorno, queste microalghe producono una buona fetta dell’ossigeno che respiriamo. Eppure, il loro ciclo di vita nascondeva ancora molte incognite. In particolare, era difficile osservare la riproduzione sessuata in natura. “Ogni volta che si dividono, le diatomee diventano un po’ più piccole”, spiega Maria Immacolata Ferrante, coordinatrice dello studio alla Stazione Anton Dohrn. “Solo con la riproduzione sessuata possono tornare alla loro dimensione originale”.

Peccato che questa fase sia brevissima e sfugga quasi sempre agli osservatori. Nei campioni di acqua marina presi in mare aperto, è raro cogliere il momento in cui le cellule si uniscono per dare vita a nuove generazioni. Questo ha fatto dubitare molti sulla frequenza reale di questo fenomeno.

Dal laboratorio ai mari: come scoprire l’invisibile

Per aggirare questo problema, il team guidato da Ferrante, insieme ai colleghi belgi Klaas Vandepoele e Wim Vyverman, ha puntato su un metodo diverso: studiare le diatomee in laboratorio, in condizioni controllate, alla Stazione Zoologica di Napoli. Qui, grazie a tecniche di sequenziamento moderne, sono riusciti a individuare i meccanismi molecolari che regolano la riproduzione sessuata e a scoprire un gruppo di geni comuni a diverse specie.

“Abbiamo trovato un gruppo di geni che si attivano solo durante la fase sessuata”, racconta Ferrante. “Questi marcatori genetici ci hanno permesso di cercare tracce della riproduzione anche nei dati raccolti in mare aperto”. Così, il gruppo ha analizzato decine di banche dati internazionali, esaminando campioni provenienti da oceani e mari di tutto il mondo.

La riproduzione sessuata è più diffusa di quanto pensassimo

I risultati hanno sorpreso gli stessi scienziati. “Abbiamo trovato segnali genetici di riproduzione sessuata in molte più popolazioni di diatomee di quanto immaginassimo”, ammette Vyverman. Questo significa che, anche se difficile da osservare direttamente, il fenomeno è in realtà molto più comune e spiega la straordinaria diversità genetica delle diatomee.

Secondo gli esperti, questa scoperta apre nuove strade per capire come queste microalghe si adattano ai cambiamenti ambientali. Le diatomee sono tra gli organismi più sensibili alle variazioni di temperatura e salinità dei mari. Capire come si riproducono e si adattano potrebbe aiutarci a prevedere l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini.

Un patrimonio prezioso per gli oceani e il futuro

Il lavoro tra Napoli e Ghent non si limita a risolvere un mistero biologico. Le diatomee sono fondamentali per la salute degli oceani: assorbono anidride carbonica, producono ossigeno e sono alla base della catena alimentare marina. “Conoscere meglio il loro ciclo vitale ci aiuta a capire come funzionano gli equilibri marini”, sottolinea Ferrante.

Gli autori sono convinti che i nuovi strumenti genetici potranno servire anche a monitorare lo stato di salute dei mari e a prevedere crisi ecologiche. “Solo così – conclude Ferrante – potremo capire davvero quanto dipendiamo da questi organismi invisibili ma vitali”.

In attesa di nuovi sviluppi, questa ricerca sulle diatomee conferma ancora una volta quanto sia complesso e sorprendente il mondo microscopico che vive nei nostri mari.