Roma, 24 novembre 2025 – Il naso dei Neanderthal non era nato per riscaldare l’aria fredda, come si è spesso pensato. La sua struttura interna, infatti, somigliava molto a quella degli uomini moderni, nonostante l’aspetto esteriore fosse ben diverso. A dirlo è la ricostruzione in 3D della cavità nasale dell’Uomo di Altamura, firmata da un gruppo di ricercatori italiani e spagnoli e pubblicata sulla rivista americana PNAS.
Uomo di Altamura, un tesoro nascosto
Protagonista dello studio è lo scheletro dell’Uomo di Altamura, scoperto nel 1993 in una grotta carsica vicino alla cittadina pugliese. Questo fossile, uno dei più completi mai trovati, risale a circa 150.000 anni fa. La sua straordinaria conservazione ha permesso agli studiosi di esaminare con precisione la struttura del naso, una parte spesso danneggiata o mancante in altri resti di Neanderthal.
«Le condizioni in cui si è conservato il Neanderthal di Altamura – spiega Giorgio Manzi, paleoantropologo della Sapienza – lo rendono il più completo scheletro fossile umano, a parte quelli più recenti di Homo sapiens. Anche se è ancora intrappolato in un sistema carsico molto complesso, continua a darci informazioni preziose, grazie anche alle tecnologie all’avanguardia che usiamo».
3D e un naso che fa discutere
Per la prima volta, con l’aiuto di strumenti endoscopici avanzati, i ricercatori hanno potuto ricostruire in 3D la cavità nasale del Neanderthal di Altamura. Lo studio è frutto della collaborazione tra la Sapienza Università di Roma, l’Università di Perugia, l’Università di Pisa e i colleghi spagnoli dell’Iphes e dell’Università di Tarragona. La ricostruzione digitale ha mostrato che la parte interna del naso, quella che regola il passaggio e la qualità dell’aria, è sostanzialmente simile a quella degli uomini moderni.
Un dato sorprendente, se si pensa che il volto dei Neanderthal è noto per le sue forme particolari: orbite oculari grandi, arcate sopraccigliari pronunciate, un’apertura nasale ampia e una sporgenza centrale chiamata “prognatismo medio-facciale”. Eppure, proprio la struttura interna del naso, secondo lo studio, non sembra aver subito adattamenti speciali per i climi freddi, come si era sempre creduto.
Il dibattito che dura da decenni
Per anni, gli esperti hanno discusso sul ruolo adattativo del naso dei Neanderthal. C’era chi riteneva che la sua forma fosse un’evoluzione pensata per il clima rigido dell’Eurasia, capace di riscaldare e umidificare l’aria prima che arrivasse ai polmoni. Ma queste teorie si basavano su resti spesso rotti o incompleti. Le ossa dentro il naso sono tra le più fragili e difficili da trovare intatte.
Solo ora, grazie allo stato di conservazione del fossile di Altamura e alle nuove tecnologie, si può dire con certezza che non c’erano tratti interni unici nella specie. «La nostra analisi – sottolinea uno dei ricercatori – mostra che la cavità nasale dei Neanderthal non era così diversa da quella degli Homo sapiens. Le differenze stanno soprattutto nell’aspetto esterno».
Cosa ci aspetta da qui in avanti
Il modello 3D prodotto dagli scienziati apre la strada a nuovi studi sulle capacità respiratorie dei Neanderthal. Gli autori spiegano che sarà possibile capire meglio come questi antichi uomini gestivano il flusso d’aria e se davvero fossero meno adatti ai climi freddi rispetto a quanto si pensava finora.
Questa scoperta cambia molte cose sull’evoluzione umana e spinge a rivedere alcune idee consolidate. Nel frattempo, il fossile di Altamura resta nella grotta dove è stato trovato più di trent’anni fa: un testimone silenzioso che, con l’aiuto della tecnologia, continua a svelare nuove pagine della nostra storia più antica.
