Roma, 24 novembre 2025 – Sono più di 40mila gli asteroidi che si muovono vicino alla Terra finora individuati, secondo i dati diffusi dal Near-Earth Object Coordination Centre (Neocc) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Un numero destinato a crescere, come spiega Luca Conversi, responsabile del centro, grazie ai nuovi strumenti di osservazione. Tra questi, circa 2mila sono considerati potenzialmente pericolosi: hanno una possibilità, seppur molto remota, di colpire il nostro pianeta nei prossimi cento anni.
Asteroidi vicini alla Terra: un numero in costante aumento
Il primo asteroide vicino alla Terra – tecnicamente un Near Earth Asteroid (NEA) – fu scoperto nel 1898. Da allora la ricerca non si è mai fermata. Negli ultimi tre anni, ne sono stati trovati ben 10mila nuovi NEA, a dimostrazione del passo veloce imposto dalla tecnologia. “Le scoperte stanno aumentando a ritmo esponenziale”, ha detto Conversi. E con i nuovi telescopi in arrivo, il trend è destinato a salire ancora.
Si definisce asteroide vicino alla Terra ogni corpo che può arrivare a meno di 45 milioni di chilometri dall’orbita terrestre. In termini astronomici, una distanza relativamente piccola. Però, la maggior parte di questi corpi è piccola e non rappresenta una minaccia concreta.
Quanto sono pericolosi? Le probabilità di impatto
Secondo il Neocc, solo una piccola parte degli asteroidi noti – circa 2mila – è etichettata come “potenzialmente pericolosa”. Sono quelli con dimensioni e traiettorie che potrebbero avvicinarsi in modo significativo alla Terra. Ma il rischio reale di impatto resta molto basso: “Parliamo di probabilità inferiori all’1% su un arco di cento anni”, precisa Conversi. Inoltre, la maggior parte è fatta di corpi abbastanza piccoli.
Gli esperti ritengono che quasi tutti gli asteroidi più grandi, quelli con diametro superiore a un chilometro – quindi quelli più rischiosi – siano già stati individuati. Ora l’attenzione è tutta sui corpi di medie dimensioni, tra 100 e 300 metri: più difficili da scovare, ne è stato trovato solo un 30%, secondo le stime. Un margine di incertezza che resta.
Missioni spaziali per difendere la Terra
Mentre la ricerca va avanti, si moltiplicano anche le iniziative dedicate alla difesa planetaria. L’ESA ha lanciato diverse missioni con lo scopo di studiare come proteggere il pianeta da un eventuale impatto. Tra queste, spicca Hera, ora in viaggio verso l’asteroide Dimorphos per valutare gli effetti della missione Dart della NASA. Un’altra missione importante è Ramses, che seguirà da vicino l’asteroide Apophis durante il suo passaggio ravvicinato nel 2029.
C’è poi la missione Neomir, pensata per colmare il cosiddetto “punto cieco” causato dalla luce del Sole, che rende difficile osservare alcuni oggetti nello spazio. “L’obiettivo è non farsi trovare impreparati”, sottolinea Conversi, ricordando quanto sia fondamentale la collaborazione internazionale.
La sorveglianza non si ferma mai
Tenere d’occhio gli asteroidi vicini alla Terra è una sfida continua. Ogni notte, nei centri di controllo in Europa e negli Stati Uniti, astronomi e tecnici aggiornano le traiettorie e migliorano i modelli per prevedere i movimenti. Le immagini raccolte dai telescopi vengono analizzate quasi in tempo reale: un lavoro silenzioso, spesso lontano dai riflettori.
Ma, come ricordano gli esperti dell’ESA, è proprio questa sorveglianza costante la migliore garanzia per limitare i rischi. “Solo conoscendo con precisione il percorso di questi oggetti possiamo pensare a eventuali contromisure”, conclude Conversi. Per ora, nessun allarme concreto. Ma il lavoro non si ferma mai.
