Pisa, 25 novembre 2025 – Fare esercizio fisico, stimolare la mente e coltivare i rapporti sociali può rallentare, e in certi casi perfino invertire, il declino cerebrale nelle persone con lieve perdita di memoria e attenzione. A dirlo è uno studio italiano appena pubblicato sulla rivista internazionale ‘Brain, Behavior & Immunity – Health’. A guidare la ricerca è stato l’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In), che ha seguito 76 pazienti, offrendo nuove speranze per fermare il naturale invecchiamento del cervello.
“Train the Brain”: il programma che cambia il cervello
Al centro della ricerca c’è il protocollo ‘Train the Brain’, messo a punto dal gruppo di Alessandro Sale al Cnr-In di Pisa. Per sette mesi, un gruppo di partecipanti ha seguito un percorso fatto di attività fisica regolare, esercizi per la mente – come letture guidate e giochi di memoria – e incontri sociali ben organizzati. Un altro gruppo, invece, ha ricevuto solo informazioni generali sulla salute del cervello.
Gli autori parlano di risultati «molto promettenti»: chi ha seguito il programma ha migliorato le proprie capacità cognitive, soprattutto la memoria e l’attenzione. Le risonanze magnetiche hanno mostrato un aumento del flusso di sangue nel cervello e una migliore conservazione della sostanza grigia in zone legate al controllo e alla pianificazione. «Abbiamo visto cambiamenti strutturali nel cervello che indicano un effetto protettivo», ha spiegato Sale.
Il ruolo delle molecole antinfiammatorie
Un punto chiave della ricerca riguarda le molecole antinfiammatorie. Nel gruppo che ha fatto ‘Train the Brain’, i ricercatori hanno misurato una forte diminuzione di molecole legate all’infiammazione e al declino cognitivo. «Allo stesso tempo – ha detto Michela Matteoli, direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas – abbiamo notato un mantenimento o addirittura un aumento di molecole antinfiammatorie con un effetto protettivo sul cervello».
Tra queste spicca l’interleuchina 10, una proteina che aiuta i neuroni a sopravvivere e favorisce la nascita di nuove cellule cerebrali. I dati mostrano che i livelli di questa molecola salgono dopo l’allenamento mentale e sono legati ai risultati nei test di memoria, sia a breve che a lungo termine.
I benefici valgono per tutti e durano nel tempo
I miglioramenti non sembrano legati all’età, al sesso o al livello di istruzione. Tuttavia, gli autori notano che le donne e chi ha meno anni di scuola ha tratto vantaggi maggiori. «I risultati – ha sottolineato Sale – rimangono stabili nel tempo e non dipendono da caratteristiche demografiche».
Il progetto ha visto la collaborazione dell’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano, dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Cnr-Ifc), della Fondazione Stella Maris e della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Ogni partecipante è stato sottoposto a test cognitivi, risonanze magnetiche e analisi del sangue prima e dopo i sette mesi di attività.
Una nuova strada per combattere l’invecchiamento del cervello
Questo studio conferma ciò che altre ricerche avevano già suggerito: mantenersi attivi, sia con il corpo che con la mente, è una strategia concreta per fermare il declino cognitivo legato all’età. «Questi risultati aprono la strada a interventi non farmacologici per prevenire le malattie neurodegenerative», ha commentato Matteoli.
Mentre si attendono conferme su gruppi più grandi, il messaggio degli scienziati è chiaro: muoversi, leggere, coltivare relazioni sociali non solo migliora la vita di tutti i giorni, ma aiuta anche a proteggere il cervello dall’usura del tempo. Un messaggio importante in un Paese come l’Italia, dove l’età media continua a salire.
