Roma, 25 novembre 2025 – Un giovane gambiano di 25 anni, Ebrima S., è fuggito dall’ospedale San Giovanni di Roma domenica mattina. Era ricoverato in terapia intensiva dopo essere stato accoltellato vicino alla stazione Termini. Senza dire nulla a nessuno, ha lasciato l’ospedale portando con sé un macchinario salvavita dal valore di circa 40mila euro impiantato nel torace. La sua fuga è finita a Benevento, dove è stato trovato in condizioni critiche. La polizia sta indagando sia sull’aggressione che sulla fuga.
Aggredito a Termini, scappa dall’ospedale
Gli investigatori del commissariato Viminale hanno ricostruito la vicenda. Tutto è cominciato all’alba del 4 novembre in via Giolitti, a due passi da Termini. Ebrima S. è stato circondato da tre ragazzi, tutti diciannovenni e di origine nordafricana. Lo hanno preso a pugni e coltellate, poi sono scappati, lasciandolo a terra davanti a un negozio chiuso. Per fortuna, un’ambulanza di passaggio lo ha trovato appena in tempo: perdeva molto sangue e rischiava di morire dissanguato.
Ai soccorritori, il giovane ha detto di essere stato aggredito per il furto di un cellulare, indicando anche i presunti responsabili. Ma gli investigatori non ci hanno creduto: “Quella storia non regge”, dicono fonti di polizia. Dietro c’è probabilmente un regolamento di conti tra spacciatori attivi nei vicoli di Trastevere, dove sia lui che i suoi aggressori erano noti per la vendita di crack e cocaina intorno a Ponte Sisto.
Tre arresti: un regolamento di conti tra pusher
In pochi giorni la polizia ha identificato e fermato i tre aggressori: Rami Wasif, Jamail Budriga e Mossab El Khalloui. Due sono stati bloccati in una zona agricola vicino ad Aprilia, il terzo a piazza Trilussa. Tutti con precedenti per spaccio. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere, convinto dalla gravità delle accuse. “È un regolamento di conti legato al controllo delle piazze di spaccio”, ha detto un investigatore.
Tre interventi e poi la fuga dall’ospedale
Dopo l’aggressione, Ebrima è stato operato d’urgenza tre volte al San Giovanni. Aveva l’intestino perforato e altre ferite interne. Per salvarlo, i medici gli hanno impiantato un dispositivo Vac: una sacca collegata con una cannula dal collo agli organi interni, che serve a drenare il sangue e a prevenire infezioni.
Ma domenica 23 novembre, senza avvisare nessuno, Ebrima è uscito dalla terapia intensiva. Il personale sanitario dice che aveva paura che la polizia lo andasse a cercare per interrogarlo sull’accoltellamento. Così è scappato, portando con sé il macchinario – ancora attaccato al corpo – che vale circa 40mila euro.
Il viaggio disperato fino a Benevento
La fuga è durata ore. Ebrima è tornato a Termini e da lì è partito verso sud, probabilmente in treno. A Benevento, nel primo pomeriggio, è uscito dalla stazione e si è accasciato a terra: la sacca interna stava per scoppiare, le sue condizioni erano gravissime. “Se non fosse stato soccorso subito sarebbe morto di setticemia”, ha detto un medico del pronto soccorso.
Un passante lo ha notato sul marciapiede e ha chiamato i soccorsi. I medici hanno capito subito quanto fosse grave e lo hanno portato d’urgenza in ospedale. Ora è ancora in pericolo, ma stabile.
Indagini aperte: cosa è successo davvero?
Le indagini vanno avanti su due fronti. Da un lato, si cerca di chiarire le dinamiche dell’accoltellamento, legato al mondo dello spaccio romano. Dall’altro, gli investigatori vogliono capire come sia stato possibile lasciare l’ospedale con un dispositivo medico così delicato e costoso. Si sta anche valutando se ci siano responsabilità tra il personale sanitario, visto che nessuno ha notato la fuga.
Ebrima S. resta sotto sorveglianza a Benevento. La sua testimonianza sarà fondamentale per mettere insieme tutti i pezzi di questa storia, che intreccia criminalità, disagio sociale e falle nella sicurezza degli ospedali.
