Chieti, 25 novembre 2025 – Il caso della famiglia nel bosco di Chieti ha preso una svolta importante nelle ultime settimane. Il Tribunale per i Minorenni de L’Aquila ha deciso di trasferire i tre figli minorenni in una struttura protetta. La scelta, presa a metà novembre, arriva dopo un’indagine complessa che ha visto coinvolti servizi sociali, magistratura e, non da ultimo, i riflettori dei media nazionali. Al centro della decisione, oltre alle condizioni di vita e alle scelte educative della famiglia, pesa soprattutto il servizio televisivo realizzato dalla trasmissione Le Iene, andato in onda pochi giorni prima dell’allontanamento dei bambini.
Le telecamere nel bosco e la privacy dei bambini
Dall’ordinanza emerge che la presenza delle telecamere nel casolare di Roccamontepiano, dove la famiglia Trevallion-Birmingham viveva isolata, ha aggravato la posizione dei genitori. La giornalista Nina Palmieri ha passato 48 ore con loro, raccontando la vita quotidiana dei bambini – volti oscurati – e mostrando dettagli della loro esistenza nel bosco. Nel provvedimento si legge: “Sono state descritte le condizioni di vita della famiglia, violando il diritto dei minori alla riservatezza e alla tutela dell’identità personale”. Ma non è tutto: la diffusione delle immagini, anche su altri media e social, ha reso possibile l’identificazione dei bambini, esponendoli a rischi ulteriori.
Isolamento, pressioni e un conflitto d’interessi
Il Tribunale ha messo in fila problemi già noti ai servizi sociali: ambienti poco salubri, mancanza di contatti con coetanei, istruzione casalinga non riconosciuta. Ma il punto di svolta è stata una segnalazione arrivata il 12 novembre dal curatore speciale, che ha parlato di “nuove condotte genitoriali inadeguate”. I giudici sottolineano come i genitori abbiano “usato i figli per ottenere un vantaggio legale”, puntando sulla pressione pubblica più che sul dialogo con le istituzioni. Un comportamento che secondo l’ordinanza crea un vero e proprio conflitto d’interessi tra genitori e figli.
Le richieste di denaro e lo scontro con i servizi sociali
Un altro elemento che ha pesato è la richiesta avanzata dai genitori: 50mila euro per ogni figlio come condizione per permettere visite mediche e controlli sui vaccini. Questo particolare ha lasciato perplessi gli operatori, ed è riportato esplicitamente nell’ordinanza. I rapporti con i servizi sociali, già tesi da tempo, si sono ulteriormente deteriorati: secondo quanto emerge dagli atti, la famiglia avrebbe costruito un vero “muro” con le istituzioni, rifiutando qualsiasi tipo di collaborazione.
La comunità divisa e il dibattito acceso
La vicenda ha acceso opinioni contrastanti tra gli abitanti di Roccamontepiano e sui social. Alcuni vicini hanno mostrato solidarietà alla famiglia, mentre altri hanno sottolineato le difficoltà reali di crescere tre bambini in un isolamento così estremo. “Non è facile giudicare da fuori”, ha detto una residente ai cronisti davanti al casolare. Nel frattempo, il servizio de Le Iene ha scatenato un dibattito nazionale sul ruolo dei media in casi delicati come quelli che coinvolgono minori e famiglie fragili.
Cosa succede ora e le domande aperte
Adesso i tre bambini sono affidati a una struttura protetta, sotto la supervisione dei servizi sociali dell’Aquila. I genitori hanno annunciato ricorso contro la decisione del Tribunale, sostenendo di aver sempre agito per il bene dei figli. Ma la magistratura minorile resta ferma: “La tutela dei minori viene prima di tutto”, spiega una fonte vicina al caso. Resta aperto il nodo tra diritto alla privacy dei minori e diritto di cronaca, un equilibrio delicato che questa storia – tra i boschi abruzzesi e le prime serate in tv – ha riportato al centro del dibattito pubblico.
