Roma, 25 novembre 2025 – “Le province non possono restare in un limbo senza fine, fanno parte della Repubblica”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto stamattina la Cerimonia dell’Assemblea generale delle Province italiane, organizzata dall’UPI (Unione delle Province d’Italia) nella sala conferenze di Palazzo Wedekind, nel cuore di Roma. Un discorso atteso, quello del Capo dello Stato, che ha deciso di affrontare senza giri di parole il nodo della riforma delle autonomie locali, rimasto fermo da anni tra dibattiti parlamentari e incertezze.
Mattarella chiede chiarezza sulle Province
Davanti a una platea fatta di presidenti di provincia, amministratori locali e rappresentanti del governo, tra cui il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, Mattarella ha messo in chiaro che è il momento di “superare gli interrogativi” che ancora pesano sul ruolo delle province. “Ci sono domande a cui bisogna dare risposte con interventi chiari da parte del Parlamento e del governo”, ha detto, spronando a una decisione netta.
Il presidente ha ricordato le riforme degli ultimi dieci anni: dalla legge Delrio del 2014, che ha cambiato competenze e modalità di elezione delle province, ai tentativi mai portati a termine di abolirle o ridefinirne il ruolo. Un percorso che ha lasciato le province in una situazione di incertezza, con funzioni ridotte e pochi soldi. “Pensare solo al presente indebolisce la capacità di progettare il futuro”, ha avvertito Mattarella, sottolineando il rischio di “forti limitazioni di efficacia” per gli enti.
Autonomie locali, serve una visione a lungo termine
Il presidente ha riconosciuto il valore delle province come “istituzioni riconosciute dai cittadini” e ha parlato del sistema delle autonomie come di “un edificio armonioso”. Un messaggio chiaro: non si possono trascurare gli enti intermedi, fondamentali nella gestione dei servizi pubblici e nella pianificazione del territorio.
“Avete messo il futuro al centro del vostro messaggio: è quello che serve”, ha detto rivolgendosi ai rappresentanti dell’UPI. Per Mattarella, solo guardando lontano le province potranno tornare a incidere davvero sulle politiche, sia locali che nazionali. “Le province hanno il diritto e il dovere di pensare al futuro”, ha ribadito.
Le reazioni dei presidenti di provincia
Tra i presenti, molti amministratori hanno accolto con favore le parole del presidente. Luca Menesini, presidente dell’UPI e della Provincia di Lucca, ha commentato: “Finalmente si capisce che le province non sono un problema, ma una risorsa per il Paese”. Parole condivise da Antonio Pompeo, presidente della Provincia di Frosinone, che ha aggiunto: “Ci servono certezze sulle leggi e sui soldi per lavorare davvero per i cittadini”.
Durante la mattinata, alcuni presidenti hanno raccontato le difficoltà di tutti i giorni nella gestione delle scuole superiori, delle strade provinciali e dei servizi sociali. “Siamo spesso costretti a fare i conti con bilanci ridotti all’osso”, ha spiegato un amministratore della provincia di Cuneo. “Eppure la domanda dei territori non cala”.
Risorse scarse, la riforma è urgente
Al centro del dibattito resta il problema dei soldi. Secondo i dati UPI, negli ultimi dieci anni i trasferimenti statali alle province sono calati del 40%, mentre le responsabilità su edilizia scolastica e viabilità sono rimaste tutte sulle loro spalle. Una situazione che, dicono molti amministratori, mette a rischio la sicurezza degli edifici scolastici e la manutenzione delle infrastrutture.
Il governo, rappresentato oggi dal ministro Calderoli, ha garantito che la questione sarà affrontata nei prossimi mesi con una proposta di riforma chiara. “Stiamo lavorando per ridare alle province un ruolo preciso e gli strumenti giusti”, ha detto il ministro in un breve scambio con i giornalisti.
Una nuova stagione per le Province?
La cerimonia si è chiusa poco dopo mezzogiorno, tra strette di mano e qualche chiacchiera nei corridoi. Ora resta da vedere se le parole di Mattarella – accolte da un lungo applauso – si trasformeranno in fatti concreti. Per molti amministratori locali, il 2025 potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova fase per le province italiane, finalmente riconosciute come parte essenziale della Repubblica e non più lasciate ai margini.
