Riparazione del Dna in tempo reale: la rivoluzione dei sensori

Riparazione del Dna in tempo reale: la rivoluzione dei sensori

Riparazione del Dna in tempo reale: la rivoluzione dei sensori

Matteo Rigamonti

Novembre 25, 2025

Utrecht, 25 novembre 2025 – Un team di ricercatori dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, ha messo a punto un sensore fluorescente capace di monitorare in tempo reale il danno e la riparazione del Dna all’interno delle cellule vive. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, apre nuove strade per la ricerca su sicurezza dei farmaci, biologia dei tumori e invecchiamento cellulare.

Un sensore che cambia il modo di studiare il Dna

Fino a oggi, per studiare come si ripara il Dna si usavano tecniche che richiedevano di fissare le cellule. In pratica, si uccidevano per poterle osservare, ottenendo solo “istantanee” di momenti isolati. A volte si usavano anticorpi per marcare le zone danneggiate, ma rischiavano di legarsi troppo e interferire con i naturali processi di riparazione.

Il nuovo sensore fluorescente è diverso: è delicato e funziona in modo più naturale. “È fatto con parti di una proteina che la cellula usa già”, ha spiegato Tuncay Baubec, uno degli autori principali. Il sensore si attacca e si stacca da solo dal punto danneggiato, senza disturbare la cellula. “Così vediamo come si comporta davvero la cellula”, ha aggiunto Baubec.

Dati in tempo reale, come un film

La vera novità è poter seguire tutto il processo di riparazione del Dna come in un filmato, senza dover fermare la cellula a ogni fase. “Questo ci dà più dati, più dettagli e soprattutto un’immagine più vera di quello che succede dentro una cellula viva”, ha detto Richard Cardoso Da Silva, biologo e coautore.

Il sensore è stato testato sia su cellule in laboratorio che su organismi viventi, come il verme C. elegans. Così si è visto quando si forma il danno al Dna, quanto velocemente arrivano le proteine che riparano e come la cellula risolve il problema.

Nuove prospettive per farmaci e tumori

Gli autori dicono che questo sensore ha tante possibili applicazioni. Nel campo dei farmaci, permetterà di capire meglio la sicurezza dei medicinali che possono danneggiare il Dna. Nell’oncologia, aiuterà a capire come le cellule tumorali si riparano dopo trattamenti come chemioterapia o radioterapia.

“Capire come una cellula reagisce al danno genetico è fondamentale per creare terapie più efficaci e sicure”, ha spiegato Baubec. Inoltre, il sensore potrebbe fornire nuovi spunti sul invecchiamento cellulare, un tema molto importante negli ultimi anni.

Un passo avanti nella biologia delle cellule

Il lavoro di Utrecht segna un salto avanti nella conoscenza dei processi che regolano la vita delle cellule. “Solo così ci si rende conto di quanto sia vivo e dinamico quel mondo dentro una singola cellula”, ha confidato Da Silva. Poter osservare questi fenomeni senza disturbare l’equilibrio naturale apre nuove strade per la ricerca.

Per ora il sensore funziona su modelli semplici, ma i ricercatori stanno già lavorando per adattarlo a sistemi più complessi, come i tessuti umani. L’obiettivo è farlo diventare uno strumento di uso comune in laboratori di tutto il mondo. Naturalmente, serviranno altri studi per capire fino in fondo pregi e limiti di questa tecnologia.

Nel frattempo, la comunità scientifica segue con interesse questa novità nata nei laboratori olandesi. Un piccolo sensore fluorescente che promette di illuminare i segreti più profondi della vita cellulare.