Torino, 25 novembre 2025 – Terry Gilliam, il regista che ha segnato con la sua fantasia e follia il cinema mondiale, ha acceso ieri pomeriggio la sala stampa del Torino Film Festival. Ottantacinque anni da poco compiuti, Gilliam – nato negli Stati Uniti ma britannico d’adozione – ha ripercorso la sua carriera con ironia e senza peli sulla lingua, parlando della libertà creativa e del clima culturale di oggi. Tra ricordi dei tempi dei Monty Python e critiche nette alle regole che ora governano il cinema.
Gilliam e la sfida della diversità nel cinema di oggi
Seduto al tavolo, il regista non ha nascosto un certo scoramento per quello che vede nel mondo dell’intrattenimento. “Oggi i Monty Python non passerebbero”, ha detto con un sorriso amaro. “In Germania, mentre presentavamo ‘The Man Who Killed Don Quixote’, ci hanno fatto notare che un programma come il nostro, sei uomini bianchi adulti senza diversità, oggi non lo farebbero più alla BBC. E io, da uomo bianco, sono stanco di essere ritenuto responsabile di tutto ciò che va storto nel mondo”.
Le sue parole hanno diviso la platea. Gilliam ha aggiunto: “Che avremmo dovuto fare? Prendere una donna, di colore e omosessuale? Quando non si distingue più tra umorismo e odio, siamo nei guai. Viviamo da anni in questa visione ristretta del mondo, speriamo che cambi”. Un intervento che si inserisce nel dibattito acceso sulla rappresentazione e sulla diversità nel cinema, tema che Gilliam affronta con la solita punta di polemica.
Satira e politica: il mondo dopo Trump
Non poteva mancare uno sguardo alla politica attuale. Gilliam ha scherzato sul ruolo di Donald Trump: “Con lui alla Casa Bianca tutto si è complicato, ha ribaltato il mondo. Fare satira oggi è diventato più difficile nel mondo che Trump ha lasciato”. Poi ha lanciato una battuta: “Sono certo però che alla fine porterà la pace e che tutti avranno tempo per andare al cinema. Le sale si riempiranno di nuovo, a Gaza come a Kiev”.
Un’ironia tagliente quella di Gilliam, che non risparmia nessuno. Il suo sguardo sul presente resta critico, ma sempre attraversato da quel tocco surreale che lo accompagna da sempre.
Il nuovo progetto: Carnival e le difficoltà di produzione
Tra una battuta e l’altra, Gilliam ha parlato anche del suo prossimo film, ‘Carnival: At the End of Days’. Una storia apocalittica in cui Dio decide di distruggere l’umanità per i danni fatti alla Terra. Nel cast dovrebbe esserci anche Johnny Depp nei panni di Satana. “Johnny mi ha detto che lo farà per me, se riuscirò a trovare i soldi per fare il film”, ha spiegato Gilliam. “Sui fondi stiamo ancora lavorando, ci vorrà tempo, ma io pazienza ne ho da vendere”.
Il regista ha poi chiarito che il film non si girerà in Italia: “Non sarà un film della Meloni”, ha detto riferendosi al taglio del tax credit dal 40% al 30%. “Ero entusiasta all’idea di girare a Cinecittà, ma con queste nuove regole non succederà mai”. Un chiaro riferimento alle recenti modifiche fiscali che stanno spingendo molti registi stranieri a cercare altrove.
Omaggio a Brazil e ricordi di un passato che resta vivo
Gilliam ha ricevuto a Torino la Stella della Mole, premio alla carriera, e ha presentato ‘Paura e delirio a Las Vegas’. Non è mancato un pensiero per il quarantennale di ‘Brazil’, uno dei suoi film più celebri. “Quando fai un film a quarant’anni dai il meglio di te”, ha confidato. “All’inizio avevo solo un centinaio di pagine, poi ho incontrato Tom Stoppard e insieme abbiamo finito il lavoro”.
Il regista ha raccontato qualche aneddoto dalle prime proiezioni: “Durante il tour notavo che durante l’intervallo il pubblico si dimezzava. Molti allora non lo capivano, ma ‘Brazil’ continua a vivere e quei posti vuoti li ho dimenticati”.
Un festival tra provocazione e memoria
Il passaggio di Gilliam al Torino Film Festival ha lasciato dietro di sé molte riflessioni sulla libertà artistica e le sfide di oggi. Tra battute pungenti e ricordi personali, il regista conferma la sua natura fuori dagli schemi – fedele a quell’anarchia creativa che lo ha sempre distinto. E mentre il pubblico applaude, resta l’impressione che la sua voce continui a scuotere le certezze del cinema di oggi.
