Torino, 26 novembre 2025 – Al 43° Torino Film Festival arriva una storia che parte da Napoli, attraversa le ombre di Gomorra e si apre a una speranza diversa. Si chiama ‘Avemmaria’, il primo film da regista di Fortunato Cerlino, ispirato alla sua autobiografia “Se vuoi vivere felice” (Einaudi, 2018). Un racconto di crescita, ambientato tra vicoli e periferie dove povertà e violenza sembrano segnare il cammino dei più giovani. Ma dove, come dice lo stesso Cerlino, “si può sognare e riuscire a volare”.
Felice, tra sogni e durezza
Il protagonista è Felice, interpretato da Mario Di Leva, un ragazzo cresciuto in un mondo di privazioni e pericoli. Ma Felice non si arrende. Vuole diventare un cantante neomelodico, sogna una vita diversa. Al suo fianco c’è una figura fondamentale: la maestra Giulia, che crede in lui e lo spinge a guardare oltre quel muro invisibile che separa la sua realtà dal resto del mondo. “La maestra Giulia mi ha fatto girare lo sguardo con una carezza”, ricorda Cerlino, parlando dell’insegnante che ha segnato il suo cammino artistico.
Nel cast, oltre a Di Leva, ci sono anche Salvatore Esposito – che interpreta una sorta di angelo custode, misterioso e protettivo – e poi Marianna Fontana, Carmine Borrino, Franca Abategiovanni, Cecilia Bertozzi, Giulia Coppini, Francesca Colapietro, Armando Manfregola, Gabriele Di Gennaro e Gennaro Di Colandrea. Il film, distribuito da Europictures, arriverà presto nelle sale italiane.
Oltre Gomorra: il peso dei sogni
“È stato un piacere sfidare il pubblico e fargli scoprire che dietro Gomorra c’è un mondo altro”, ha spiegato Cerlino a Torino. Non un film di cronaca, precisa, ma una riflessione su quanto pesano i sogni: “I sogni ci salvano, ma a volte fanno anche male. Il sogno ti indica il cielo, ma per volare devi rompere gli schemi. E questo non è mai semplice”. Una frase che riassume bene il senso del film, insieme al motto che attraversa la storia: “Chi è nato tondo nun pò murí quadrato”. In certi posti, o ti lasci schiacciare dalla miseria o provi a cambiare strada.
Salvatore Esposito, volto noto per la serie Gomorra, ha raccontato di averci pensato a lungo prima di accettare il ruolo. “Il mio personaggio deve raccontare qualcosa di sottile, quel confine tra gioia e dolore, amore e odio”, dice l’attore. “Non è un film facile, parla di un momento delicato nella vita di tutti. È universale: se imparassimo a fare pace con i nostri demoni, vivremmo meglio”.
Simboli, fede e ricordi
‘Avemmaria’ non è solo una storia personale. Il film è pieno di simboli e richiami spirituali. “Da bambino non riuscivo a smettere di guardare il cielo”, confessa Cerlino. “L’infinito non è un’idea astratta, è una realtà che ci riguarda”. Il regista spiega come la lettura della Bibbia e del Corano abbia influenzato il suo modo di vedere il mondo, insieme a certi spunti della fisica quantistica: “Il tempo si piega, e così puoi essere giovane e anziano nello stesso momento”.
La dedica finale è per la maestra Giulia, figura vera e simbolica insieme. “C’è un muro invisibile che schiaccia queste province universali. I maestri sono quelli che ti fanno mettere il dito su quel muro e ti fanno capire che non è così solido. Lei mi ha mostrato la strada verso la Luna e mi ha detto che potevo farcela”.
Un debutto che apre orizzonti
Con ‘Avemmaria’, Fortunato Cerlino firma un esordio che cammina tra realismo e poesia, memoria personale e riflessione collettiva. Un film che invita a guardare oltre i limiti imposti dalla nascita o dall’ambiente. Senza nascondere le difficoltà, ma suggerendo che – anche nei luoghi segnati dalla cronaca nera – c’è spazio per i sogni. E forse, anche per imparare a volare.
