Roma, 26 novembre 2025 – Il governo ha dato l’ok definitivo al Decreto Flussi nella serata di ieri a Palazzo Chigi. Una svolta importante per il mondo del lavoro domestico e di cura in Italia. A sottolinearlo è stata Nuova Collaborazione, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, che ha accolto con favore il provvedimento, definendolo “un passo avanti per gestire in modo più concreto le esigenze di assistenza”, in un Paese dove cresce la richiesta di professionisti dedicati alla cura, spinta dall’invecchiamento della popolazione.
Decreto Flussi, il lavoro domestico: un pilastro per le famiglie italiane
Secondo i dati dell’associazione, il lavoro domestico è diventato un sostegno silenzioso ma fondamentale per tante famiglie. “Questo decreto è un segnale importante per migliaia di famiglie”, ha spiegato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione. Il riferimento è alle nuove quote di ingresso per lavoratori stranieri, che ora includono anche chi si occupa di assistenza familiare e sociosanitaria.
Savia ha ricordato come questo settore, spesso poco presente nel dibattito pubblico, garantisca ogni giorno “aiuto alle persone più fragili, equilibrio nelle case e serenità per gli italiani”. Un ruolo che, secondo l’associazione, merita più attenzione e strumenti adeguati per rispondere a una domanda che non si ferma.
Proroga degli ingressi extra-quota: una risposta concreta
Tra le novità più importanti c’è la proroga fino al 2028 degli ingressi extra-quota per assistenza familiare e sociosanitaria. Una scelta che, per Nuova Collaborazione, ha un peso particolare in questo momento. “Riconoscere il lavoro domestico nel Decreto Flussi significa riconoscerne il valore sociale”, ha detto Savia. “È un pilastro del welfare familiare che tiene insieme la nostra comunità”.
La proroga, spiegano dall’associazione, risponde alle vere necessità delle famiglie italiane. Permette di programmare con più sicurezza l’arrivo di lavoratori qualificati dall’estero, creando un canale stabile e regolato. “Avere un canale affidabile, stabile e prevedibile vuol dire offrire servizi professionali, regolari e di qualità”, ha ribadito il presidente.
Il settore cresce: i numeri e le prospettive
I dati parlano chiaro. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Inps sul lavoro domestico, nel 2024 sono stati registrati più di 900mila rapporti di lavoro regolari tra colf, badanti e baby-sitter. E questo numero non include il sommerso, che resta diffuso soprattutto nelle grandi città come Milano, Roma e Napoli. La richiesta di assistenza — soprattutto per gli anziani non autosufficienti — è destinata a crescere ancora: secondo Istat, entro il 2030 gli over 65 saranno quasi il 27% della popolazione italiana.
In questo quadro, gestire con attenzione i flussi migratori diventa fondamentale per evitare improvvise mancanze di personale e assicurare continuità nei servizi di cura. “Solo così — ha osservato Savia — si possono dare alle famiglie strumenti concreti per far fronte ai bisogni sempre più diffusi”.
Le famiglie e le sfide che restano
Tra chi assume badanti e colf si respira un cauto ottimismo. “Abbiamo bisogno di regole chiare e tempi certi”, racconta Paola, 52 anni, impiegata romana che da tre anni si affida a una badante per la madre anziana. “La burocrazia rallenta spesso tutto, e trovare persone affidabili non è facile”. Un problema che condividono anche molte associazioni di categoria, che ora chiedono al governo di accompagnare le nuove norme con campagne informative e semplificazioni.
Rimane aperto il tema della formazione: Nuova Collaborazione sottolinea che la crescita della domanda deve andare di pari passo con percorsi di qualificazione, per mantenere alta la qualità dei servizi. “Non basta aumentare i numeri — ha concluso Savia — serve investire sulla preparazione”.
Il Decreto Flussi è solo un primo passo. La vera sfida sarà trasformare queste nuove regole in opportunità concrete, per famiglie e lavoratori. Un settore che, senza clamore, sostiene pezzi fondamentali della società italiana.
