Verona, 26 novembre 2025 – Quasi la metà dei laureati e dei diplomati ITS che le aziende italiane cercano nel 2025 è praticamente introvabile. Lo rivela il nuovo rapporto Excelsior 2025, presentato stamattina alla Fiera di Verona, in occasione della 34ª edizione di Job&Orienta, il salone nazionale dedicato a orientamento, scuola, formazione e lavoro. L’indagine, realizzata da Unioncamere insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, mette in luce un mercato del lavoro ancora segnato da un forte squilibrio tra domanda e offerta di competenze.
Il divario tra domanda e offerta non si riduce
I numeri parlano chiaro: nel 2025 le imprese avevano in programma di attivare 670mila contratti per laureati, 120mila per diplomati ITS Academy, 1,3 milioni per diplomati e 2,3 milioni per qualificati e diplomati professionali. Eppure, quasi la metà dei profili richiesti – il 47% – è difficile da trovare. La situazione peggiora per alcune categorie. Per i tecnici ITS Academy, la quota sale al 57,3%; per i laureati, si attesta al 50,9%.
Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, spiega che “il divario tra domanda e offerta di lavoro resta molto alto anche quest’anno”. E sottolinea che non è un problema solo italiano, ma che questo gap rappresenta “un freno importante alla competitività del Paese”.
Le figure più ricercate dalle aziende
Le imprese cercano soprattutto profili con competenze tecnologiche avanzate: ingegneri informatici, tecnici specializzati in automazione industriale, esperti di intelligenza artificiale e data analyst. Spesso formati negli ITS Academy o nei corsi universitari STEM, questi profili sono fondamentali per sostenere la transizione digitale e verde delle aziende italiane. Ma, proprio loro, risultano tra i più difficili da trovare, evidenzia il rapporto Excelsior.
“Bisogna lavorare su più fronti”, rimarca Prete. Tra le priorità: un orientamento scolastico più precoce e mirato, un rapporto più stretto tra università e imprese per evitare la fuga dei cervelli e un dialogo costante tra formazione e mondo del lavoro.
Perché manca il personale giusto?
Secondo gli analisti di Unioncamere, il problema nasce da diversi fattori. Da un lato, le esigenze delle aziende, soprattutto in settori ad alta tecnologia, cambiano così in fretta che il sistema formativo fa fatica a tenere il passo. Dall’altro, molti giovani scelgono percorsi di studio poco richiesti dal mercato o non riescono a orientarsi tra le nuove professioni che emergono.
A Job&Orienta, questa mattina, diversi studenti hanno raccontato le difficoltà nel trovare informazioni chiare sulle opportunità legate agli ITS. “Non sapevo nemmeno cosa fosse un ITS fino all’ultimo anno di liceo”, ha confessato Martina, 19 anni, venuta da Padova con la sua classe. Un problema di comunicazione che, secondo gli organizzatori, va affrontato già nelle scuole medie.
Come colmare il divario
Il Programma nazionale “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Unione europea, punta proprio a migliorare l’orientamento e a rafforzare la collaborazione tra scuole, università e imprese. A Verona sono stati presentati diversi progetti pilota: stage in azienda durante il percorso scolastico, laboratori pratici nelle scuole superiori e piattaforme digitali per mettere in contatto domanda e offerta.
Le aziende presenti al salone hanno ribadito l’importanza di investire nella formazione continua e di aggiornare sempre i programmi didattici. “Cerchiamo giovani con competenze digitali ma anche con capacità di adattarsi”, spiega Luca Bianchi, responsabile risorse umane di una multinazionale dell’automazione. “La tecnologia cambia in fretta: chi esce dall’università oggi deve essere pronto a imparare ancora”.
Il ruolo delle istituzioni
Il Ministero del Lavoro ha annunciato nuove misure per favorire l’incontro tra domanda e offerta: incentivi alle aziende che assumono giovani specializzati, campagne informative sugli ITS Academy e un potenziamento dei centri per l’impiego. “Vogliamo ridurre il divario tra formazione e lavoro”, ha detto il sottosegretario Maria Rossi durante l’inaugurazione della fiera.
Solo quando scuola, università e imprese riusciranno a parlarsi davvero, si potrà abbattere quel 47% di profili introvabili che oggi pesa come un macigno sul futuro dei giovani italiani. Ma la strada, per ora, è ancora lunga.
