Landini: i dipendenti non devono pagare più tasse dei datori di lavoro

Landini: i dipendenti non devono pagare più tasse dei datori di lavoro

Landini: i dipendenti non devono pagare più tasse dei datori di lavoro

Giada Liguori

Novembre 26, 2025

Fermo, 26 novembre 2025 –
“Non può andare avanti un sistema in cui chi lavora dipendente paga più tasse di chi, con il suo lavoro, fa profitti.” Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha aperto stamattina l’assemblea nello stabilimento Tod’s di Casette d’Ete, nel Fermano. Davanti a una platea di operai e impiegati, Landini ha messo sotto accusa le disparità fiscali che, secondo lui, penalizzano chi vive di stipendio o pensione rispetto a imprenditori e autonomi.

Landini smaschera il sistema fiscale: “Serve giustizia”

Poco dopo le 10, tra le linee di produzione delle calzature marchigiane, il segretario della Cgil ha detto chiaramente: “Il lavoro dipendente e i pensionati pagano le tasse in modo progressivo, come dovrebbe essere: chi guadagna di più dà di più. Ma questo non succede per tutti i tipi di reddito.” Una frase che ha fatto rumore tra i presenti, molti dei quali hanno annuito.

Poi Landini ha fatto un esempio semplice e concreto: “Se prendo un reddito da lavoro o pensione di 30.000 euro, pago fra 8.000 e 9.000 euro all’anno tra tasse e contributi. Se invece sono un autonomo con partita Iva, la cifra si dimezza: con la flat tax al 15%, la pressione fiscale è molto più leggera.” Il leader sindacale ha evidenziato come la situazione peggiori per chi guadagna con profitti d’impresa o rendite finanziarie: “Su questi redditi si paga ancora meno che sui salari.”

Pressione fiscale e disuguaglianze: i numeri degli ultimi vent’anni

Landini ha ricordato che la forbice si è allargata negli ultimi vent’anni. “La tassa sui profitti – ha spiegato – era al 33%. Oggi è scesa al 24%, ben nove punti in meno.” Un dato confermato dalle statistiche del Ministero dell’Economia: l’Ires, l’imposta sulle società, è calata nel tempo, mentre i salari e le pensioni hanno visto la pressione fiscale restare stabile o addirittura aumentare.

Il tema delle disuguaglianze fiscali non è una novità nel dibattito italiano. Ma Landini lo ha rilanciato con forza davanti ai lavoratori della Tod’s, in una regione – le Marche – dove la manifattura è ancora centrale ma soffre la concorrenza internazionale e l’incertezza dei mercati.

Tra i lavoratori e la politica: reazioni a caldo

Tra i dipendenti all’assemblea, qualcuno scuote la testa, altri prendono appunti. “Ha ragione – dice Marco, operaio da vent’anni – ogni mese vedo quanto mi tolgono dallo stipendio. Eppure, chi guadagna con i soldi sembra pagare meno.” Anna, una collega, aggiunge: “Non è giusto che chi lavora tutto il giorno venga penalizzato rispetto a chi investe o fa impresa.”

Le parole di Landini arrivano in un momento delicato per il governo Meloni, impegnato nella riforma fiscale. Palazzo Chigi per ora tace. Fonti vicine al Ministero dell’Economia spiegano che “la flat tax per gli autonomi riguarda solo una parte dei lavoratori e punta a far emergere il nero”. Ma il tema resta caldo anche tra le opposizioni: il Partito Democratico chiede da mesi una revisione delle tasse sulle rendite finanziarie.

Rendite e lavoro: Landini chiama a raccolta per la riforma

Landini non si limita a denunciare. “Serve una riforma vera – ha detto – che riporti equità fiscale e riconosca il valore del lavoro.” Il segretario della Cgil chiede che le tasse sulle rendite salgano a livelli simili a quelle sul lavoro dipendente: “Non si può andare avanti così. Chi produce ricchezza con il proprio impegno deve essere trattato con giustizia.”

La platea applaude, qualcuno si alza per stringergli la mano. Solo allora Landini chiude: “Non chiediamo privilegi. Vogliamo solo un sistema che sia giusto per tutti.” Un messaggio che, almeno tra le mura della Tod’s di Casette d’Ete, ha colpito nel segno.