Crescita del Regno Unito: ottimismo per il 2025, ma il futuro si fa incerto

Crescita del Regno Unito: ottimismo per il 2025, ma il futuro si fa incerto

Crescita del Regno Unito: ottimismo per il 2025, ma il futuro si fa incerto

Giada Liguori

Novembre 27, 2025

Londra, 27 novembre 2025 – Il Regno Unito crescerà più del previsto nel 2025, ma le previsioni a lungo termine restano incerte. Lo dicono i dati pubblicati oggi dall’Office for Budget Responsibility (Obr) e confermati dalla cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, durante la presentazione della manovra finanziaria d’autunno alla Camera dei Comuni. Secondo le nuove stime, il Pil britannico salirà dell’1,5% quest’anno, superando l’1% previsto in precedenza. Ma guardando oltre, tra il 2026 e il 2030, la crescita rallenterà più del previsto, con un aumento inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni di marzo.

La crescita sorprende nel 2025

La revisione al rialzo per il 2025 è arrivata in modo insolito: l’Obr ha pubblicato i dati per errore qualche ora prima dell’intervento ufficiale di Reeves. Una svista che ha acceso l’attenzione su numeri già attesi da settimane a Westminster. “La nostra economia mostra segni di forza”, ha detto la cancelliera ai deputati, sottolineando come l’1,5% di crescita sia un segnale positivo dopo mesi difficili, tra inflazione alta e tassi d’interesse elevati.

Nel dettaglio, la crescita migliore del previsto si deve a consumi interni più solidi e a una ripresa graduale degli investimenti privati. Fonti del Tesoro spiegano che il settore dei servizi – spinto da Londra e dalle grandi città universitarie come Manchester e Edimburgo – ha tenuto alta la domanda interna, mentre l’export resta frenato dalle tensioni commerciali post-Brexit.

Prospettive più deboli per i prossimi anni

Se il 2025 si chiuderà meglio del previsto, gli anni a venire appaiono più difficili. L’Obr prevede per il 2026 una crescita dell’1,4%, in calo rispetto all’1,9% stimato a marzo. Lo stesso andamento si conferma nel medio termine: tra il 2027 e il 2030, il Pil crescerà “di 0,3 punti percentuali in meno” rispetto alle stime precedenti, ha ammesso Reeves. Gli analisti indicano due cause principali: l’incertezza sugli investimenti esteri e le difficoltà del settore manifatturiero, ancora alle prese con costi energetici elevati e la mancanza di manodopera qualificata.

“Dobbiamo affrontare problemi strutturali che non si risolvono in pochi mesi”, ha riconosciuto la cancelliera rispondendo alle domande dei deputati laburisti e conservatori. Il governo punta su incentivi fiscali per le imprese e investimenti nelle infrastrutture digitali e green, ma i margini di manovra sono stretti a causa del debito pubblico – ora sopra il 97% del Pil – e della necessità di mantenere la fiducia dei mercati internazionali.

Le reazioni politiche e l’impatto sulla vita quotidiana

La presentazione della manovra ha scatenato il dibattito politico a Westminster. Il leader dell’opposizione, Keir Starmer, ha definito “deludente” la revisione al ribasso delle stime per i prossimi anni: “Serve una strategia industriale più ambiziosa”, ha detto ai giornalisti fuori dal Parlamento. I conservatori sono più cauti: “I dati confermano che la prudenza fiscale è la strada giusta”, ha risposto l’ex cancelliere Jeremy Hunt.

Sul fronte sociale, le associazioni dei consumatori chiedono misure concrete per contrastare l’aumento del costo della vita. Secondo l’ultimo rapporto della Joseph Rowntree Foundation, una famiglia media nel Regno Unito spende oggi circa 3.200 sterline al mese per beni essenziali, con un aumento del 7% rispetto al 2023. “La crescita economica deve tradursi in benefici reali per le famiglie”, ha avvertito Helen Barnard, direttrice della fondazione.

Un futuro tutto da scrivere

In sintesi, il quadro tracciato dall’Obr e dal governo britannico è a doppia faccia: crescita superiore alle aspettative nel breve periodo, ma prospettive più deboli nel medio termine. Gli economisti invitano a non abbassare la guardia. “Il Regno Unito resta esposto a shock esterni”, ha detto a Reuters l’analista Mark Gregory. Nei prossimi mesi si vedrà se le misure annunciate basteranno a cambiare rotta o se serviranno nuove correzioni.