Roma, 27 novembre 2025 – Oggi dovrebbe arrivare il via libera alla sesta revisione del Pnrr, mentre l’ottava rata da 12,8 miliardi di euro è attesa per l’inizio della prossima settimana, probabilmente lunedì. Lo ha spiegato il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, parlando a margine della presentazione del rapporto Svimez nella sede di via di Porta Pinciana. Una scadenza importante che, secondo il ministro, si inserisce in un calendario molto fitto: “Entro fine anno – ha detto – ci sarà l’erogazione dei fondi dell’ottava rata”.
Pnrr, la corsa contro il tempo fino a dicembre
Il ministro Foti ha tracciato i prossimi passi: “Entro il 30 dicembre presenteremo il resoconto sui 50 obiettivi previsti, che riteniamo sarà in ordine”. Un passaggio chiave per poter chiedere lo sblocco della nona rata. Il tono è stato fiducioso, anche se con qualche riserva. “Le prospettive sono buone”, ha ammesso Foti, ma ha ricordato che la parte più delicata resta la conclusione: “L’ultimo miglio, come dice sempre il mio amico professor Brunetta, è quello che fa la differenza”.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza resta quindi in cima all’agenda politica e economica italiana. La sesta revisione, attesa oggi, è un passaggio tecnico ma fondamentale per garantire la continuità dei fondi europei. L’ottava rata, con quasi tredici miliardi, è una delle tranche più importanti per sostenere gli investimenti pubblici e privati.
Sud, il nodo delle risorse e degli obiettivi
Durante l’incontro con la stampa, Foti ha parlato anche delle risorse destinate al Mezzogiorno. Secondo il ministro, il livello raggiunto dal Pil del Sud va mantenuto e rafforzato. “Abbiamo diversi strumenti finanziari ponte che, insieme alla coesione, possono assicurare un flusso importante di risorse”, ha spiegato. Ma ha aggiunto subito una condizione precisa: “Se usate nei tempi giusti e seguendo le priorità, queste risorse possono sicuramente mantenere il livello che il Pil del Sud ha raggiunto”.
Il riferimento va ai fondi strutturali europei e ai programmi di coesione che, insieme al Pnrr, sono leve fondamentali per ridurre le differenze territoriali. Il rapporto Svimez presentato oggi evidenzia come nel 2024 il Pil del Mezzogiorno sia cresciuto più della media nazionale (+1,3% contro +0,9%), ma restano problemi seri su occupazione giovanile e infrastrutture.
Dopo il Pnrr, cosa cambia?
Alla domanda su cosa succederà dopo la fine del Pnrr, Foti è stato prudente: “Prima dobbiamo finirlo bene”. Solo dopo si potrà pensare alle strategie successive. Il ministro ha ricordato che sono già in fase di studio strumenti finanziari ponte per mantenere gli investimenti. “Abbiamo anche diversi strumenti ponte per garantire un flusso di risorse”, ha ribadito, sottolineando l’importanza di non sprecare quanto ottenuto finora.
La gestione delle risorse europee resta un nodo centrale, soprattutto in vista della nuova programmazione Ue 2027-2034. Fonti del ministero fanno sapere che l’Italia dovrà dimostrare di saper spendere e rendicontare con precisione per evitare rallentamenti o tagli nei trasferimenti futuri.
I prossimi mesi, tra scadenze e controlli serrati
Il calendario tracciato da Foti è fitto: oggi l’ok alla sesta revisione, entro lunedì quello all’ottava rata e entro il 30 dicembre la presentazione del resoconto sui 50 obiettivi. Tutte tappe obbligate per tenere aperto il flusso dei finanziamenti. Solo dopo la verifica della Commissione europea sarà possibile chiedere la liquidazione della nona rata.
Fonti vicine al ministero ricordano che i controlli sui progetti finanziati sono molto rigidi. “La Commissione europea chiede rendicontazioni dettagliate su ogni singolo obiettivo”, spiegano tecnici coinvolti nella gestione del Piano. Un lavoro che coinvolge sia le amministrazioni centrali che quelle locali, spesso con tempi molto stretti.
Reazioni sul campo: tra speranze e preoccupazioni
Tra gli addetti ai lavori c’è un cauto ottimismo. “Siamo sulla buona strada”, commenta un funzionario del Dipartimento per le Politiche di coesione. Ma non mancano le preoccupazioni: ritardi burocratici e difficoltà operative restano problemi concreti. Solo nelle prossime settimane si capirà se l’Italia riuscirà a rispettare tutte le scadenze e incassare i fondi previsti.
Intanto, gli occhi restano puntati su Bruxelles: la partita del Pnrr si gioca anche nei corridoi delle istituzioni europee. Ogni passaggio formale può essere decisivo, tra un’approvazione e un possibile rinvio.
