Gava introduce nuove regole per rivoluzionare i desalinizzatori

Gava introduce nuove regole per rivoluzionare i desalinizzatori

Gava introduce nuove regole per rivoluzionare i desalinizzatori

Giada Liguori

Novembre 27, 2025

Roma, 27 novembre 2025 – La Conferenza Unificata ha dato l’ok, ieri pomeriggio, allo schema di decreto sui desalinizzatori presentato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A darne notizia è stata la viceministra Vannia Gava, che ha sintetizzato i punti chiave: regole chiare per costruire e gestire gli impianti, attenzione agli effetti sull’ambiente e promozione del recupero della salamoia. Un passo atteso, in un anno segnato da nuove emergenze idriche in diverse regioni d’Italia.

Dissalazione: la risposta alla siccità che avanza

Il decreto, ha spiegato Gava, “stabilisce regole precise per realizzare e gestire gli impianti, limitando l’impatto sull’ambiente, incoraggiando il recupero e il riuso della salamoia e garantendo la qualità dell’acqua prodotta”. Un tema che tocca da vicino amministratori e ambientalisti. La dissalazione è vista dal governo come una delle soluzioni strategiche per fronteggiare la siccità, che negli ultimi anni ha colpito soprattutto il Sud e le isole.

Secondo l’ISPRA, nel 2024 le piogge sono calate del 18% rispetto alla media degli ultimi vent’anni. In Sicilia e Sardegna alcune zone hanno registrato cali ancora più pesanti. “Solo con più strumenti possiamo assicurare acqua potabile alle comunità più in difficoltà”, ha rimarcato la viceministra.

Le nuove regole per gli impianti

Il testo approvato dalla Conferenza Unificata indica parametri tecnici precisi per progettare gli impianti di dissalazione. Tra le novità, c’è l’obbligo di valutare prima l’impatto sull’ambiente e di adottare sistemi per recuperare la salamoia, quel residuo salino che rappresenta uno dei problemi principali del processo. “Abbiamo lavorato per garantire che ogni nuovo impianto rispetti standard alti di tutela ambientale”, ha detto Gava ai giornalisti a margine dell’incontro.

Grande attenzione anche alla qualità dell’acqua. Il decreto impone controlli regolari sulla salubrità e sulla composizione chimica del prodotto finale, in linea con le direttive europee. “La sicurezza dei cittadini è la nostra priorità”, ha aggiunto la viceministra.

Le reazioni sul territorio

La decisione della Conferenza Unificata è stata accolta con favore in diverse regioni costiere, in particolare Sicilia, Sardegna e Puglia, dove la scarsità d’acqua è ormai un problema strutturale. “Serve uno strumento concreto per affrontare le emergenze”, ha detto l’assessore all’Ambiente della Regione Sicilia, Elena Pagano. Più prudenti le associazioni ambientaliste: Legambiente chiede “monitoraggi costanti sugli effetti degli scarichi salini nei mari” e un coinvolgimento diretto delle comunità nella scelta dei siti.

Gli operatori del settore idrico guardano con interesse alle nuove possibilità offerte dal decreto. L’Associazione Nazionale delle Aziende di Servizi Idrici (Utilitalia) ritiene che “una normativa più chiara possa spingere gli investimenti in tecnologie più efficienti”. Restano però dubbi sui costi di gestione e sull’impatto energetico degli impianti.

Cosa succede adesso

L’ok della Conferenza Unificata è solo il primo passo verso il piano nazionale sui desalinizzatori. Nei prossimi mesi, il Ministero dell’Ambiente dovrà varare i decreti attuativi con le istruzioni operative per regioni ed enti locali. “Siamo pronti a lavorare con tutti gli attori coinvolti”, ha assicurato Gava.

Nel frattempo, in alcune aree pilota – come Porto Torres in Sardegna e Trapani in Sicilia – sono già partiti gli studi di fattibilità per nuovi impianti. Fonti ministeriali indicano che i primi cantieri potrebbero partire entro la primavera 2026. La sfida resta quella di coniugare innovazione tecnologica, tutela dell’ambiente e accesso all’acqua potabile per tutti. Un equilibrio delicato, che il nuovo decreto prova a definire tra bisogni locali e strategie nazionali.