Il golfo di Suez: un misterioso allargamento di mezzo millimetro all’anno

Il golfo di Suez: un misterioso allargamento di mezzo millimetro all'anno

Il golfo di Suez: un misterioso allargamento di mezzo millimetro all'anno

Matteo Rigamonti

Novembre 27, 2025

Il Cairo, 27 novembre 2025 – La placca africana e quella arabica continuano a muoversi, anche se di poco. Il Golfo di Suez si allarga ogni anno di appena 0,26-0,55 millimetri, secondo uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters. A guidare la ricerca è stato il geologo David Fernández-Blanco dell’Imperial College di Londra, insieme a un gruppo di scienziati internazionali. I loro dati mettono in discussione una teoria che sembrava ormai consolidata sulla storia geologica della zona.

Il rift di Suez non si è mai fermato

Per anni si è pensato che la separazione tra le due placche fosse finita circa 5 milioni di anni fa, trasformando il Golfo di Suez in una specie di “oceano mancato”. Ma le ultime analisi raccontano un’altra storia. Studiando quasi 300 chilometri del rift, il team ha scoperto che le fratture non si sono mai davvero chiuse. “Il movimento c’è ancora, anche se molto più lento rispetto al passato”, spiega Fernández-Blanco.

Gli scienziati hanno usato modelli digitali di elevazione per ricostruire in 3D il territorio. Hanno esaminato 300 profili topografici, cioè sezioni verticali del terreno, per capire se ci fossero segni di attività recente. In vari punti sono spuntati gradini netti sulla superficie dei giovani strati rocciosi: un chiaro segno che le faglie sono ancora vive e stanno sollevando parti della crosta terrestre.

Le tracce delle antiche barriere coralline

Un altro elemento importante riguarda le vecchie terrazze di barriera corallina. In 25 siti diversi, i ricercatori hanno misurato quanto queste strutture, nate al livello del mare durante le fasi più calde delle ere glaciali, si siano sollevate. Oggi molte si trovano a ben 18,5 metri sopra il livello attuale del golfo. “Questo sollevamento dimostra che la terra continua a spingersi verso l’alto a causa delle faglie”, sottolinea Fernández-Blanco.

Le misure indicano che alcune zone del rift si stanno ancora sollevando fino a 0,13 millimetri all’anno, mentre l’allungamento orizzontale arriva a 0,55 millimetri all’anno. Sono numeri piccoli, certo, ma su scala geologica raccontano che la dinamica è ancora attiva. “Sono valori simili a quelli di altri rift moderatamente attivi”, aggiunge il geologo.

Una storia da riscrivere

Questi dati costringono a rivedere l’idea tradizionale sulla storia del Golfo di Suez. Finora si credeva che la separazione tra le placche africana e arabica fosse finita milioni di anni fa, lasciando la zona in uno stato “incompiuto”. In realtà, il rift continua a muoversi, anche se molto più lentamente rispetto ai tempi d’oro.

Il gruppo ha lavorato con dati raccolti sia sul campo sia da satelliti. “Abbiamo unito rilievi diretti a modelli digitali ad alta risoluzione”, spiega Fernández-Blanco. Così è nata una mappa precisa dei movimenti tettonici lungo tutto il rift.

Cosa significa per il futuro

Nel breve periodo questi movimenti sono difficili da notare. Ma gli autori dello studio avvertono: la lenta separazione delle placche può cambiare la forma del territorio e la sismicità nei prossimi millenni. “Non vedremo nulla di evidente in una vita umana”, ammette il geologo britannico. “Ma nel lungo periodo questi processi plasmeranno il paesaggio.”

Il Golfo di Suez resta così un laboratorio naturale per capire come funziona la crosta terrestre. E oggi sappiamo che la sua storia è tutt’altro che finita: il lento respiro delle placche va avanti, silenzioso ma costante, sotto gli occhi degli scienziati e forse anche dei pescatori egiziani che ogni giorno navigano quelle acque tranquille.