Il petrolio rimbalza a New York: chiusura a 58,66 dollari

Il petrolio rimbalza a New York: chiusura a 58,66 dollari

Il petrolio rimbalza a New York: chiusura a 58,66 dollari

Giada Liguori

Novembre 27, 2025

New York, 27 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha chiuso in rialzo ieri alla Borsa di New York, segnando un +1,23% e arrivando a 58,66 dollari al barile. Dietro questo aumento, spiegano gli operatori, ci sono le tensioni in Medio Oriente e le nuove previsioni sulla domanda mondiale. Il dato è stato registrato alle 22 ora italiana, alla chiusura delle contrattazioni, con un volume di scambi superiore alla media settimanale.

Petrolio in crescita: cosa sta succedendo

Ultimamente il mercato è stato piuttosto agitato. Gli esperti di Goldman Sachs dicono che “le preoccupazioni per la sicurezza delle forniture, legate agli sviluppi in Israele e nel Golfo Persico, hanno spinto gli investitori a puntare su un rialzo dei prezzi”. Un operatore della Borsa di New York, contattato da alanews.it, conferma: “Già dalle 15 locali si è visto un aumento degli ordini d’acquisto, dopo le prime voci su possibili restrizioni alle esportazioni da parte di alcuni Paesi OPEC”.

Domanda in crescita e scorte in calo negli Usa

I dati dell’Energy Information Administration (EIA) mostrano che le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono calate di circa 2 milioni di barili nell’ultima settimana. Secondo il report di mercoledì, questo riflette una domanda interna più alta del previsto. Il prezzo del WTI (West Texas Intermediate), il riferimento americano, si è così riportato ai livelli di metà ottobre. L’analista energetico Mark Johnson spiega: “La domanda resta forte soprattutto nel settore dei trasporti e della raffinazione”.

Mercati in movimento e effetti sui consumatori

Il rialzo del petrolio si è fatto sentire anche in Europa. A Milano, il titolo Eni ha chiuso con un +0,8%, mentre a Londra la compagnia BP ha guadagnato lo 0,6%. Gli operatori temono che un ulteriore aumento dei prezzi possa tradursi in rincari alla pompa già nelle prossime settimane. L’Unione Nazionale Consumatori avverte: “Se il barile supera i 58 dollari, la benzina potrebbe superare 1,90 euro al litro nelle grandi città italiane”.

Occhi puntati sull’OPEC+ e sulle prossime mosse

Sul piano internazionale, l’attenzione è tutta rivolta all’OPEC+, che si riunirà a Vienna il 3 dicembre. Secondo Reuters, alcuni Paesi produttori stanno pensando a un taglio coordinato delle quote per sostenere i prezzi. Un diplomatico europeo vicino al dossier ammette: “C’è molta incertezza, perché la domanda cinese è difficile da prevedere e le tensioni geopolitiche possono cambiare tutto da un momento all’altro”.

Il petrolio e l’impatto sull’economia vera

L’aumento del prezzo del petrolio rischia di pesare sull’inflazione. La Banca Centrale Europea, nel suo ultimo bollettino, avverte che “un rialzo prolungato dei prezzi dell’energia potrebbe rallentare la discesa dell’inflazione nell’area euro”. In Italia, secondo Confcommercio, ogni aumento di 10 dollari al barile si traduce in un +0,3% dei costi per le famiglie.

Cautela tra gli operatori: il mercato resta fragile

Gli operatori si muovono con prudenza. Il trader newyorkese David Lee spiega: “Il mercato è molto sensibile alle notizie geopolitiche. Basta una dichiarazione o una mossa inaspettata per far cambiare strada ai prezzi”. Per ora, la soglia dei 60 dollari è vicina ma non ancora superata. Nei prossimi giorni capiremo se il rialzo continuerà o se arriveranno le prese di profitto.

Intanto, gli occhi restano puntati su Vienna e sulle scelte dell’OPEC+, mentre i consumatori italiani guardano con preoccupazione i prezzi alle pompe di benzina.