Italia in prima linea nella rivoluzione dell’idrogeno secondo Urso

Italia in prima linea nella rivoluzione dell'idrogeno secondo Urso

Italia in prima linea nella rivoluzione dell'idrogeno secondo Urso

Giada Liguori

Novembre 27, 2025

Roma, 27 novembre 2025 – Il peso strategico dell’idrogeno per garantire la sicurezza energetica e sbloccare la decarbonizzazione dei settori industriali più complicati è tornato al centro dell’attenzione oggi. A ribadirlo è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un messaggio inviato all’Italian Hydrogen Summit. La mattinata si è svolta alla Camera dei deputati, dove esperti, aziende e istituzioni si sono dati appuntamento per fare il punto sul futuro di questo settore.

Idrogeno, la chiave per la transizione energetica

“Il Governo riconosce il ruolo chiave dell’idrogeno per la sicurezza energetica e la decarbonizzazione, specialmente nei settori industriali dove ancora mancano alternative tecnologiche”, ha scritto Urso. Un quadro chiaro: acciaierie, raffinerie, chimica pesante sono i comparti dove l’idrogeno può davvero fare la differenza, riducendo le emissioni laddove le altre soluzioni non ci sono ancora.

L’Italia, dicono gli organizzatori, ha già una filiera solida, che copre tutta la catena del valore: dalla produzione con gli elettrolizzatori fino allo stoccaggio e alla distribuzione. “Abbiamo messo soldi negli Ipcei (Importanti progetti di comune interesse europeo) e attivato strumenti per raccogliere ulteriori risorse a sostegno della transizione ecologica”, ha aggiunto il ministro.

Investimenti e strategie per spingere l’Italia avanti

Nel corso dell’evento, vari relatori hanno sottolineato come il nostro Paese voglia puntare a valorizzare il proprio ecosistema industriale. L’obiettivo è chiaro e doppio: rafforzare la competitività a livello europeo e spingere su innovazione e collaborazioni tra imprese e centri di ricerca. “L’Italia è pronta a guidare questa sfida”, ha detto Urso, parlando di “scelte rapide e concrete”.

Fonti ministeriali confermano che gli investimenti pubblici e privati attivati superano i 3 miliardi di euro, tra fondi PNRR, incentivi e progetti europei. Numeri che mostrano quanto il Paese stia puntando forte su un settore che la Commissione UE considera cruciale, con l’obiettivo di produrre almeno 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030.

Sfide sul tavolo: costi, produzione e infrastrutture

Nonostante i passi avanti, restano problemi da affrontare. L’idrogeno verde prodotto con fonti rinnovabili tramite elettrolisi costa ancora più delle alternative fossili. “Serve una strategia chiara su incentivi e infrastrutture”, ha sottolineato Alberto Dossi, presidente di H2IT, durante il summit. Per Dossi, la priorità è “creare domanda” con progetti pilota nei trasporti pesanti e nell’industria, oltre a spingere per la costruzione di hub logistici e reti dedicate.

Altro tema caldo è la formazione: “Ci servono tecnici specializzati lungo tutta la filiera”, ha spiegato Giulia Monteleone, responsabile del laboratorio idrogeno dell’ENEA. Solo così, ha aggiunto, sarà possibile sfruttare davvero le opportunità della transizione energetica senza lasciare indietro nessuno.

Pubblico e privato, un gioco di squadra

Nel pomeriggio si è parlato molto di partnership tra imprese e ricerca. Tra gli interventi più attesi c’è stato quello di Francesco La Camera, direttore generale di IRENA, che ha ricordato come “l’Italia ha tutte le carte per diventare un hub mediterraneo dell’idrogeno”. La Camera ha lanciato un appello a fare “sistema”, unendo pubblico e privato per attrarre investimenti e sviluppare tecnologie proprie.

A chiudere, il presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Luca Squeri, ha confermato l’impegno delle istituzioni: “Siamo pronti a sostenere ogni iniziativa che possa far crescere la filiera nazionale dell’idrogeno”.

Il futuro è adesso: l’Italia come laboratorio europeo

Il summit si è chiuso poco dopo le 17 con un messaggio chiaro: bisogna accelerare sulle decisioni operative per non restare indietro rispetto agli altri Paesi europei. “Abbiamo una finestra di opportunità – ha detto Dossi – ma serve agire subito”. Nei corridoi della Camera si respirava un cauto ottimismo: l’idea è che l’idrogeno possa diventare uno dei pilastri della nuova politica industriale italiana. E che Roma abbia voglia di giocare un ruolo da protagonista nella partita europea della transizione energetica.