Brema, 27 novembre 2025 – L’Europa si trova a un bivio decisivo: per restare in gioco nel settore spaziale internazionale e attirare nuova innovazione, deve raddoppiare gli investimenti. Lo ha detto chiaramente Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), alla vigilia della Conferenza Ministeriale che da oggi e per due giorni riunisce a Brema i rappresentanti degli Stati membri ESA, dell’Unione Europea e delle principali aziende del settore. Un incontro che, secondo Aschbacher, deciderà le strategie dei prossimi tre anni e forse il destino dell’Europa nello spazio.
Europa sotto pressione: la sfida degli investimenti
Aschbacher ha messo sul tavolo una proposta chiara: un pacchetto da 22 miliardi di euro da sottoporre agli Stati membri. “Questa è la mia richiesta – ha detto – ma è normale che la cifra finale possa essere più bassa. Non sarebbe una sconfitta”. Metà di questa somma dovrebbe arrivare dal prossimo quadro finanziario pluriennale dell’UE, attraverso programmi come Copernicus e Galileo.
Per Aschbacher “ogni euro speso nello spazio genera un ritorno economico che va da tre a sette euro”. È un settore che sta crescendo rapidamente: il valore globale dell’economia spaziale passerà dai 600 miliardi attuali a 1.800 miliardi di dollari nei prossimi anni. Eppure, la spesa pubblica europea resta indietro. “Dei 120 miliardi investiti nel mondo, il 60% viene dagli Stati Uniti (NASA e US Space Force), il 15% dalla Cina e solo il 10% dall’Europa”, ha sottolineato.
Il divario tra potenza economica e investimenti
Il paradosso è evidente: gli Stati membri ESA pesano per il 24% del PIL mondiale, ma investono solo il 10% delle risorse pubbliche globali per lo spazio. “Se l’Europa non aumenta la spesa – ha avvertito Aschbacher – perderemo talenti, aziende e peso a livello globale. È un rischio simile a quello che abbiamo visto con il Web, quando le grandi aziende sono nate negli Stati Uniti”.
Il momento per muoversi è ora. Il prossimo grande finanziamento europeo arriverà solo nel 2028, con il nuovo Fondo europeo per la competitività che prevede 131 miliardi di dollari per spazio e difesa. “È un passo avanti importante – ha detto – ma dovremo aspettare ancora qualche anno”.
Italia, Germania e Francia: cresce la spesa, ma serve unità
Aschbacher ha riconosciuto che in Paesi come Germania e Francia gli investimenti sono già alti e in aumento. Anche l’Italia sta dando più risorse alla difesa spaziale. Però, ha sottolineato, “questi soldi non devono restare isolati nei singoli Stati. Devono far parte di un progetto europeo condiviso”. Solo così l’Europa potrà crescere senza perdere le sue peculiarità.
Lo spazio sarà ovunque: un futuro da conquistare
“Tra vent’anni lo spazio sarà parte della vita di tutti i giorni, in tutti i settori”, ha detto Aschbacher, ricordando l’esperienza delle tecnologie digitali: “L’Europa ha inventato Internet, ma non è riuscita a trasformare questa scoperta in imprese e ricchezza. Oggi rischiamo di ripetere lo stesso errore con lo spazio”.
Il continente può contare su aziende solide, anche se spesso piccole, nel settore spaziale. Ma senza un salto negli investimenti rischiano di restare indietro.
La capsula europea: autonomia in vista?
Tra i temi caldi della Conferenza c’è il progetto di una capsula europea di rientro. Due aziende sono in gara per svilupparla. “Ho una proposta da portare ai ministri”, ha detto Aschbacher. Se fatta, la capsula potrà anche portare astronauti europei. Ma qui serve una spinta politica forte: “Ora dipendiamo dagli Stati Uniti (SpaceX) per mandare uomini nello spazio. Russia e Cina invece hanno questa autonomia. Per diventare indipendenti serve una scelta comune di tutti i Paesi europei”.
L’Europa punta alla Moon Economy
L’Europa vuole essere protagonista nella nuova economia lunare. Tra i progetti in campo ci sono Argonaut, per portare attrezzature sulla Luna; Moonlight, che punta a comunicazioni e navigazione lunari; e la partecipazione al programma americano Artemis, con la costruzione del Gateway, stazione in orbita lunare.
“Se non entriamo in gioco – ha concluso Aschbacher – saranno altri a decidere le regole di questa nuova economia”. A Brema, quindi, si gioca molto più che una partita economica: è in ballo il futuro dell’Europa nello spazio.
