L’Italia si prepara a brillare con la nuova strategia sull’idrogeno

L'Italia si prepara a brillare con la nuova strategia sull'idrogeno

L'Italia si prepara a brillare con la nuova strategia sull'idrogeno

Giada Liguori

Novembre 27, 2025

Milano, 27 novembre 2025 – L’idrogeno non è più una promessa lontana. È diventato uno dei pilastri della transizione energetica in Europa. Lo ha ribadito oggi, con un videomessaggio all’Italian Hydrogen Summit di Milano, Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e Commissario per la Politica Regionale e di Coesione. L’evento, organizzato da H2IT, ha messo insieme aziende e istituzioni per fare il punto sul settore in Italia, in una serie di interventi che hanno alternato dettagli tecnici e visioni strategiche.

L’idrogeno protagonista della strategia europea

“Il Summit conferma che l’idrogeno è ormai al centro dell’agenda energetica e industriale”, ha detto Fitto. Non è più un settore nascente. “È uno dei pilastri della transizione che stiamo costruendo”, ha aggiunto. Negli ultimi anni si è passati da un’idea sperimentale a una realtà concreta. L’idrogeno diventa così uno strumento chiave per ridurre le emissioni e diminuire la dipendenza dai combustibili fossili.

I dati presentati al Summit dicono chiaro che l’Europa punta a produrre almeno 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030. Un obiettivo ambizioso, che richiede investimenti importanti e una stretta collaborazione tra pubblico e privato. In tutto questo, l’Italia vuole giocare un ruolo da protagonista.

L’Italia punta sull’idrogeno

“La strategia nazionale sull’idrogeno sta già mettendo il Paese tra i leader europei nell’innovazione”, ha spiegato Fitto. Il governo ha deciso di puntare forte su questa tecnologia, con progetti che coprono tutto: dalla produzione all’uso nei trasporti e nell’industria pesante.

Fitto ha ricordato che la politica di coesione europea è un partner fondamentale in questo percorso. “Stiamo investendo complessivamente 5 miliardi di euro nei sistemi energetici intelligenti, compreso l’idrogeno”, ha detto il Commissario. Soldi che finanziano progetti concreti: impianti pilota, infrastrutture per la distribuzione, ricerca applicata. Risorse che possono avere un impatto reale sull’economia e sull’ambiente.

Incentivi e flessibilità per spingere la transizione

Uno dei nodi più delicati è la velocità con cui si trasformano le idee in realtà industriale. “Abbiamo messo in campo nuovi incentivi e più flessibilità per accelerare gli investimenti nella decarbonizzazione e nella sicurezza energetica”, ha sottolineato Fitto. Parla di strumenti finanziari recenti, sia a livello nazionale che europeo: bandi dedicati, semplificazioni burocratiche, partnership tra pubblico e privato.

Gli operatori presenti al Summit – tra cui Eni, Snam, Enel Green Power – dicono che la sfida ora è passare dalla sperimentazione alla produzione su larga scala. “Serve una filiera integrata, che va dalla ricerca fino alla distribuzione”, ha spiegato un manager del settore energia durante una pausa. Ma non mancano le difficoltà: costi ancora alti, infrastrutture da aggiornare, competenze da sviluppare.

Un settore in crescita tra innovazione e sostenibilità

Nonostante i problemi, l’atmosfera tra gli addetti ai lavori è quella di chi crede di essere all’inizio di una nuova stagione industriale. “L’idrogeno può diventare il carburante pulito del futuro”, ha detto un rappresentante di H2IT. In Italia ci sono già diversi progetti pilota attivi: dalla produzione di idrogeno verde con elettrolisi alimentata da fonti rinnovabili, all’uso nei trasporti ferroviari e nei poli chimici.

Secondo il Ministero dell’Ambiente, entro il 2030 il settore potrebbe creare fino a 100mila nuovi posti di lavoro diretti e indiretti. Un numero che spiega perché l’idrogeno sia ormai parte fissa dell’agenda politica ed economica del Paese.

Regole chiare e visione a lungo termine: la sfida per il futuro

Il Summit si è chiuso con un appello forte: servono regole chiare e una visione di lungo periodo. “Solo così potremo attirare investimenti e fare dell’Italia un hub dell’idrogeno nel Mediterraneo”, ha concluso Fitto. La strada è segnata, ma – come hanno ricordato molti relatori – la partita si giocherà nei prossimi cinque anni. Con la consapevolezza che la transizione energetica passa anche da qui: dai laboratori alle fabbriche, dalle parole ai fatti.