Roma, 27 novembre 2025 – La Dop economy italiana tiene il passo e cresce ancora, confermandosi come una vera e propria roccaforte per la difesa di identità, tradizioni e territori. È quanto emerge dal XXIII Rapporto Ismea Qualivita sui prodotti italiani Dop, Igp, Stg e sulle bevande spiritose a Indicazione Geografica, presentato questa mattina a Roma. A mettere in luce il valore di questo settore è stato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha ribadito come la qualità sia la chiave di volta per il futuro dell’agroalimentare italiano.
Dop economy: una crescita che difende la qualità e l’identità
I dati del rapporto confermano che il sistema delle denominazioni di origine è un motore economico solido, capace di creare valore e posti di lavoro. “La Dop economy continua a crescere e continuerà a difendere un modello che tutela l’identità, le tradizioni, la storia e il territorio”, ha detto Lollobrigida al termine della presentazione. Il ministro ha sottolineato che puntare sulla qualità significa affrontare costi di produzione più alti, ma sono costi necessari per proteggere i prodotti dalla concorrenza che spesso punta a standardizzare tutto e abbassare i prezzi, a discapito della qualità stessa.
Durante l’incontro, ospitato nella sede di Ismea in via Nomentana, sono stati messi in evidenza anche i dati sull’export: nonostante le difficoltà legate a dazi e barriere commerciali, le esportazioni di prodotti Dop e Igp continuano a crescere. “C’è una difesa anche contro le tariffe che possono chiudere i mercati – ha spiegato Lollobrigida – perché se vuoi questi prodotti, devi comprarli e non sostituirli con altri fatti altrove”.
Contro l’Italian Sounding una legge più dura
Un altro nodo centrale è la lotta all’Italian Sounding, quel fenomeno che danneggia la nostra economia facendo girare all’estero imitazioni dei prodotti tipici italiani. Proprio oggi, ha ricordato il ministro, il Senato discute una legge voluta dal Ministero per rafforzare le sanzioni a tutela dei prodotti alimentari italiani. “Ci aiuterà a difenderci meglio dalle imitazioni e dagli attacchi veri e propri alla nostra economia – ha detto – perché copiare la confezione è facile, ma replicare il contenuto, frutto di storia e regole precise, non lo è”.
Il disegno di legge vuole colpire chi usa indebitamente nomi, immagini o riferimenti geografici italiani per vendere prodotti che non hanno nulla a che vedere con la filiera certificata. Una battaglia che vede insieme produttori, consorzi e istituzioni, chiamati a fare fronte comune contro un fenomeno che ogni anno sottrae risorse e credibilità al made in Italy.
Energia pulita sì, ma senza sacrificare i campi
Nel suo intervento, Lollobrigida ha lanciato un avvertimento contro le pressioni delle lobby ambientaliste sui terreni agricoli. “Si può fare energia pulita senza devastare il territorio”, ha detto, ricordando come l’Italia abbia già dimostrato di saper produrre energia green senza mettere a rischio ambiente e agricoltura. Il riferimento è alle spinte per installare pale eoliche o pannelli solari in zone agricole preziose come le colline del Chianti o di Montalcino.
“Se dici che non vuoi una pala eolica in mezzo alle colline del Chianti, vieni considerato insensibile – ha confidato Lollobrigida – ma la vera sensibilità sta nel trovare soluzioni che rispettino tutti gli interessi fondamentali”. Il ministro ha ringraziato il capo di Gabinetto Borriello per il lavoro fatto insieme al Ministero dell’Ambiente, sottolineando come spesso le lobby abbiano esercitato forti pressioni nelle stanze dei bottoni.
Regole e resistenze: la mappatura dei terreni agricoli
Lollobrigida ha poi raccontato le difficoltà incontrate per far rispettare l’articolo 5 del decreto agricoltura. “Per almeno quattro anni abbiamo dovuto fare i conti con ostacoli alla mappatura che avrebbe regolato il sistema – ha spiegato – ma i ritardi hanno lasciato spazio agli speculatori, che hanno fatto offerte allettanti agli agricoltori grazie ai soldi pubblici”. Secondo il ministro, questo ha avuto conseguenze negative sulla produzione agricola del Paese.
Non sono mancati nemmeno i colpi da Bruxelles: “Ci hanno minacciato di bloccare l’ottava rata del Pnrr se non cambiavamo la norma”, ha raccontato. Ma il governo non ha ceduto: “Lasciare il sistema senza regole sarebbe stato un errore. Continuiamo a lavorare alla mappatura per difendere davvero i nostri territori”.
La giornata romana ha così confermato che la Dop economy resta un pilastro dell’agroalimentare italiano, pronta a confrontarsi con le sfide globali e a mettere in campo nuove strategie per difendersi.
