Occupazione in crescita al Sud: ma i giovani continuano a partire

Occupazione in crescita al Sud: ma i giovani continuano a partire

Occupazione in crescita al Sud: ma i giovani continuano a partire

Matteo Rigamonti

Novembre 27, 2025

Napoli, 27 novembre 2025 – Negli ultimi tre anni, il Mezzogiorno italiano ha visto un aumento importante dell’occupazione tra i giovani: sono circa 100mila in più i ragazzi al lavoro tra il 2021 e il 2024. Ma c’è un rovescio della medaglia. Nel frattempo, cresce anche l’esodo verso il Centro-Nord e l’estero. Secondo il nuovo rapporto Svimez 2025, sono stati 175mila i giovani che hanno lasciato il Sud in cerca di condizioni di vita e opportunità migliori.

Sud in ripresa, ma i giovani continuano a scappare

Nel dettaglio, il Mezzogiorno ha fatto registrare un aumento dell’occupazione dell’8% nel triennio considerato, contribuendo con oltre un terzo ai 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro creati in tutta Italia. Il dato emerge chiaramente dal rapporto presentato stamattina a Roma, davanti a economisti e rappresentanti delle istituzioni. Il Centro-Nord ha guadagnato circa 900mila posti, mentre il Sud si è fermato a quasi 500mila, spinto soprattutto dagli investimenti pubblici e dal Pnrr.

“Il Sud ha reagito bene agli stimoli degli ultimi anni, ma questa crescita non basta a tenere i giovani qui”, ha spiegato Luca Bianchi, direttore Svimez, durante la conferenza stampa. Nel triennio, gli under 35 occupati sono saliti di 461mila unità a livello nazionale, di cui 100mila nel Sud. Un dato che, preso da solo, sembrerebbe buono.

Il paradosso del lavoro che non trattiene

Eppure, la fotografia scattata da Svimez racconta un paradosso: mentre il tasso di occupazione giovanile cresce più in fretta al Sud (+6,4 punti), resta comunque molto più basso rispetto al Centro-Nord. Nel dettaglio, tra i giovani del Mezzogiorno lavora solo il 51,3%, contro il 77,7% del resto d’Italia. Un divario che pesa sulle scelte di vita di tanti ragazzi.

“Nonostante il boom del lavoro, il Sud non riesce a trattenere i suoi talenti”, ha ammesso Bianchi. Tra il 2017-2019 e il 2022-2024 le migrazioni dei giovani tra i 25 e i 34 anni sono cresciute del 10%. Nell’ultimo triennio, secondo Svimez, 135mila giovani hanno lasciato l’Italia, mentre 175mila hanno abbandonato il Sud per trasferirsi al Nord o all’estero.

Stipendi bassi e poche prospettive spingono a partire

Gli analisti spiegano che la crescita dei posti di lavoro nel Sud non ha portato a un reale miglioramento delle condizioni di vita o delle prospettive professionali. “Il lavoro c’è, ma spesso è precario o sottopagato”, racconta una giovane laureata incontrata a Bari. “Molti miei amici hanno scelto di andarsene perché qui non vedono futuro”.

Il rapporto Svimez mette in luce come la qualità dell’occupazione resti un problema aperto: molti giovani trovano impieghi poco specializzati o con contratti a termine. Solo così si capisce perché, nonostante i numeri positivi sull’occupazione, l’emigrazione continui a crescere.

Pnrr e fondi pubblici: un aiuto che potrebbe finire presto

La crescita degli ultimi anni ha avuto una spinta soprattutto dagli investimenti pubblici legati al Pnrr e ai fondi europei. Ma gli esperti avvertono: questa spinta rischia di non bastare nel tempo. “Serve una strategia a lungo termine per valorizzare le competenze dei giovani e costruire un tessuto produttivo più solido”, ha sottolineato Bianchi.

Intanto, le storie di chi parte si moltiplicano. A Palermo, alle otto del mattino davanti alla stazione centrale, si incontrano ragazzi con valigie diretti a Milano o Berlino. “Parto per lavorare in una startup”, racconta Marco, 28 anni. “Qui ho provato per due anni senza risultati”.

Un futuro incerto tra luci e ombre

Il rapporto Svimez 2025 disegna una realtà complessa: il Sud cresce, ma non abbastanza per fermare l’emigrazione giovanile. I numeri mostrano un territorio che si muove, ma fatica a cambiare davvero. E mentre le statistiche segnano un +8% di occupazione, le stazioni e gli aeroporti continuano a riempirsi di giovani in partenza.