Ponte Stretto: un rischio per l’economia locale secondo la Cgil

Ponte Stretto: un rischio per l'economia locale secondo la Cgil

Ponte Stretto: un rischio per l'economia locale secondo la Cgil

Matteo Rigamonti

Novembre 27, 2025

Messina, 27 novembre 2025 – Torna d’attualità il tema del Ponte sullo Stretto di Messina, proprio a pochi giorni dalla grande manifestazione nazionale “No Ponte” organizzata dalla Cgil. L’appuntamento è per sabato, nel cuore della città siciliana. A prendere parola è stato il segretario confederale della Cgil, Gino Giove, che ha messo in chiaro la posizione del sindacato: secondo lui, il ponte non risolverebbe i problemi del Mezzogiorno e rischierebbe anzi di mettere in crisi l’economia locale, specialmente quella legata al porto di Gioia Tauro.

Gioia Tauro, il nodo da sciogliere

La Cgil nazionale sottolinea che il traffico navale tra Calabria e Sicilia è oggi un punto chiave per la logistica italiana. “Nel tratto tra Calabria e Sicilia passano da due a quattro navi al mese che trasportano auto dirette al porto di Gioia Tauro, e due navi a settimana portacontainer, tutte con un’altezza superiore ai 65 metri”, ha spiegato Giove. A questo si aggiungono le portacontainer e le navi per il trasporto auto che puntano ai porti del Tirreno, oltre al traffico crocieristico diretto verso Napoli, Civitavecchia e Genova.

Il vero timore è che, con il ponte, una parte consistente di questo traffico venga spostata altrove. “Se il ponte venisse costruito – ha detto Giove – si perderebbero circa 20.000/30.000 container a settimana che oggi passano attraverso lo Stretto”. E il sindacato è chiaro: quelle navi non girerebbero attorno alla Sicilia per arrivare a Gioia Tauro. “Sceglierebbero altre rotte, senza dubbio”.

Occupazione a rischio e costi in salita

Oltre ai problemi per il traffico marittimo, la Cgil lancia l’allarme sull’occupazione nel territorio. “Anche se sembra difficile, la costruzione del ponte potrebbe portare alla scomparsa graduale del servizio di traghettamento nello Stretto, con la perdita di circa 2.500 posti di lavoro”, ha avvertito il sindacato. Una notizia che pesa soprattutto sulle famiglie che da generazioni lavorano nel settore dei trasporti marittimi tra Calabria e Sicilia.

Sul fronte economico, Giove ricorda che i 14 miliardi di euro previsti per il ponte sono già oggi considerati un’ipotesi poco realistica. “Il costo reale supererà sicuramente i 20 miliardi”, ha detto, sottolineando come senza un progetto dettagliato il prezzo potrebbe salire ancora.

Sabato a Messina: la protesta “No Ponte”

La mobilitazione della Cgil arriva al momento clou con la manifestazione nazionale che si terrà sabato a Messina. L’appuntamento è alle 10 in piazza Cairoli, nel centro della città. Sono attesi delegati da tutta Italia, insieme a rappresentanti locali e cittadini contrari all’opera. L’obiettivo è chiaro: mettere al centro del dibattito pubblico le vere priorità del Sud, come infrastrutture funzionanti, lavoro stabile e la salvaguardia delle risorse esistenti.

“Il ponte – ha ribadito Giove – rischia di distruggere una ricchezza già presente, cioè l’economia che gira intorno al porto di Gioia Tauro, il principale hub del Mediterraneo”. Un messaggio che trova consenso tra i lavoratori portuali e gli operatori della logistica, preoccupati per le conseguenze sull’economia locale.

Il ponte che divide: politica e territorio

Il tema del Ponte sullo Stretto continua a far discutere la politica nazionale. Da un lato c’è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che vede nell’opera un’opportunità per lo sviluppo del Sud. Dall’altro, sindacati e parte delle amministrazioni locali temono gli effetti negativi su lavoro e ambiente. A Messina e Reggio Calabria l’atmosfera è tesa: baristi e commercianti commentano animati, mentre i traghettatori osservano con ansia le prossime mosse del governo.

Gli organizzatori stimano che sabato potrebbero scendere in piazza oltre cinquemila persone. “Non è solo una questione di infrastrutture – confida un delegato Cgil della zona tirrenica – qui si gioca il futuro di intere comunità”.

Il dibattito resta aperto. E mentre il cantiere del ponte è ancora lontano, il Mezzogiorno si interroga sulle sue priorità reali.