Milano, 27 novembre 2025 – Oggi a Milano si è alzato il sipario sul Regeneration 20|30 Forum, un appuntamento che vuole andare oltre la semplice decarbonizzazione. L’obiettivo? Una vera e propria rigenerazione degli ecosistemi. A lanciare questa sfida è stato Andrea Illy, imprenditore e co-chair della Regenerative Society Foundation, che ha aperto i lavori nell’auditorium di Le Village by CA. Domani la manifestazione si sposterà alla Triennale di Milano, con un programma fitto di incontri dedicati a imprese, istituzioni e mondo accademico, tutti concentrati su come accelerare la trasformazione verso un modello socio-economico che non si limiti a ridurre i danni all’ambiente, ma che sappia anche restituire valore alla natura e alla società.
Rigenerare o scomparire: il nuovo orizzonte dell’economia
“La sostenibilità non è più sufficiente”, ha detto Illy davanti a una platea composta da imprenditori, ricercatori e rappresentanti delle istituzioni. “Bisogna trovare un modo per far sì che le aziende possano avere un impatto rigenerativo reale, che funzioni anche sul piano economico e possa crescere nel tempo”. La Regenerative Society Foundation nasce proprio con questo scopo: aiutare le imprese a capire e migliorare il loro ruolo nella rigenerazione degli ecosistemi, attraverso metodi e strumenti nuovi, pensati per misurare con precisione i risultati.
I numeri presentati oggi parlano chiaro: la Terra ha a disposizione circa 12 miliardi di ettari per sostenere le attività umane, ma la domanda globale supera già i 20 miliardi di ettari. Questo squilibrio mette a dura prova le risorse naturali e il sistema produttivo. E il rischio è concreto: secondo il World Economic Forum, oltre il 50% del PIL mondiale – stimato intorno ai 44 trilioni di dollari – dipende direttamente dalla natura. Ma con un aumento della temperatura media globale di 3°C entro il 2100, si potrebbe perdere più della metà della produzione e dei consumi a livello globale.
Il nuovo metro per misurare la rigenerazione
Per affrontare questa emergenza, la Regenerative Society Foundation, in collaborazione con NATIVA e la Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha presentato oggi il Regenerative Framework. Si tratta di uno strumento pensato per valutare quanto i progetti e le attività economiche riescano davvero a rigenerare il territorio e gli ecosistemi, includendo nel bilancio aziendale anche il cosiddetto capitale naturale. “L’economia deve imparare a vedere quello che finora ha ignorato: il valore degli ecosistemi, la salute dei suoli, la capacità di resistenza delle comunità”, ha sottolineato Illy.
Il Framework, sviluppato con esperti internazionali, vuole offrire parametri chiari e oggettivi per guidare le aziende verso modelli produttivi che non si limitino a tagliare le emissioni, ma che contribuiscano attivamente a ripristinare gli equilibri ambientali. Un cambio di passo che, dicono gli organizzatori, può diventare anche un’occasione per il business: “La rigenerazione è la nuova frontiera della competitività”, ha aggiunto Illy.
Energia, città e salute: le sfide di domani
Domani il Forum si sposta alla Triennale di Milano, dove si parlerà di temi cruciali: energia, città del futuro, sistemi agroalimentari innovativi e salute ambientale. Sono in programma tavole rotonde con esperti e rappresentanti delle istituzioni, con l’obiettivo di mettere nero su bianco una roadmap concreta per la transizione verso un’economia rigenerativa, che sappia unire crescita e tutela dell’ambiente.
Tra gli appuntamenti più attesi, l’intervista a Jeffrey D. Sachs, economista di fama mondiale e co-chair della Regenerative Society Foundation insieme a Illy. Sachs farà il punto sulle sfide globali della sostenibilità, tra rischi climatici e nuove opportunità per le imprese.
Un appello a cambiare rotta
Il messaggio che arriva dal Regeneration 20|30 Forum è chiaro e diretto: “Non possiamo più permetterci di pensare alla natura come a una risorsa infinita”, ha ribadito Illy. “Serve un cambio di paradigma che metta al centro la rigenerazione del capitale naturale, sociale ed economico”. Un invito che non riguarda solo le aziende, ma anche chi prende decisioni in politica e i cittadini.
Tra il pubblico, le reazioni sono state prudenti ma attente. “È una strada difficile”, ha commentato una manager presente, “ma è l’unica se vogliamo lasciare un futuro alle prossime generazioni”. Solo allora, forse, la parola sostenibilità potrà fare spazio a una nuova idea di progresso.
