Sempio: i consulenti sulla difesa chiariscono gli esiti del Dna

Sempio: i consulenti sulla difesa chiariscono gli esiti del Dna

Sempio: i consulenti sulla difesa chiariscono gli esiti del Dna

Matteo Rigamonti

Novembre 27, 2025

Milano, 27 novembre 2025 – Durante l’incidente probatorio sul caso Garlasco, la difesa di Andrea Sempio ha sollevato dubbi pesanti sulla relazione biostatistica presentata dalla perita Denise Albani. I consulenti Armando Palmegiani e Marina Baldi, scelti dagli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti, hanno messo in discussione i dati genetici analizzati. Secondo loro, quei dati mostrerebbero una compatibilità con l’aplotipo Y della linea paterna Sempio, ma la forza statistica è “non particolarmente solida”. Perché? Il DNA esaminato sarebbe “degradato, parziale, misto e non consolidato”. Inoltre, c’è il rischio di un possibile “trasferimento” indiretto del profilo genetico, magari da un oggetto e non da un contatto diretto.

DNA sotto accusa: la difesa punta sulla qualità del materiale

Il nodo della questione, per la difesa, è la qualità e l’affidabilità del DNA trovato. Gli esperti incaricati da Sempio spiegano che il materiale genetico rinvenuto – sulle unghie di Chiara Poggi – è difficile da interpretare con certezza. “È un profilo parziale, non consolidato, che potrebbe essere stato trasferito anche in modo indiretto”, ha detto uno dei consulenti. In pratica, la presenza di tracce genetiche compatibili non basta a dimostrare un contatto diretto tra Sempio e la vittima.

Il tema del trasferimento secondario – cioè la possibilità che il DNA sia finito lì tramite oggetti o superfici, e non per un contatto diretto – è stato ripetutamente sottolineato in aula. Un elemento, secondo la difesa, che riduce ancora di più il valore probatorio delle tracce.

Il confronto con le analisi del 2014

A dare forza alla linea difensiva c’è anche il richiamo alle analisi fatte nel 2014. Allora, il DNA raccolto dalle unghie di Chiara Poggi era stato giudicato “non consolidato” e “non comparabile” dagli esperti. I consulenti della famiglia Poggi ricordano che il perito Francesco De Stefano, durante l’appello bis contro Alberto Stasi, aveva rifatto gli esami senza ottenere risultati diversi. Da qui la convinzione che quei dati parziali non possano oggi essere usati per una valutazione biostatistica affidabile.

“Se nel 2014 quel materiale era stato considerato non valido scientificamente, non si capisce come possa ora servire come prova”, ha detto uno degli avvocati. La difesa insiste: senza basi scientifiche solide, la perizia rischia di non valere nulla.

Scontro aperto sulle perizie

Negli ultimi giorni il confronto tra le consulenze tecniche si è fatto sempre più acceso. Da un lato c’è la perita Denise Albani, che sostiene la compatibilità con la linea paterna Sempio. Dall’altro, la difesa di Sempio e i consulenti della famiglia Poggi hanno evidenziato tutte le criticità legate alla natura incerta del DNA analizzato.

Fonti vicine al processo confermano che il punto centrale è proprio la validità scientifica dei dati: un profilo parziale e non consolidato può davvero essere considerato prova? E il rischio di trasferimento indiretto mette a rischio tutta l’accusa?

Attesa per la decisione del giudice

Ora tocca al giudice decidere se quei risultati possono entrare nel processo. La sentenza è prevista nelle prossime settimane. Nel frattempo, le parti aspettano con attenzione. “Bisogna andare con i piedi di piombo – ha detto uno degli avvocati – perché in queste questioni tecniche l’errore è sempre possibile”.

Il caso Garlasco resta così in una fase delicata, dove ogni dettaglio tecnico può pesare molto. E dove la ricerca della verità passa anche attraverso il difficile compito di interpretare dati biostatistici spesso controversi.