Una famiglia nel bosco: la verità dietro il rifiuto degli aiuti

Una famiglia nel bosco: la verità dietro il rifiuto degli aiuti

Una famiglia nel bosco: la verità dietro il rifiuto degli aiuti

Matteo Rigamonti

Novembre 27, 2025

Milano, 27 novembre 2025 – Nathan e Catherine, i genitori della cosiddetta “famiglia nel bosco”, hanno deciso di parlare chiaro con una lettera indirizzata alla stampa. Negli ultimi giorni si è diffusa la voce che avrebbero rifiutato gli aiuti offerti da istituzioni e privati. Loro smentiscono con forza: “Non è vero che siamo chiusi o sordi alle richieste esterne”, scrivono, rispondendo alle accuse di isolamento e di rifiuto di ogni proposta.

La famiglia nel bosco risponde: “Non siamo isolati, ma liberi di scegliere”

Il caso della famiglia che vive nei boschi vicino a Milano ha tenuto banco per settimane su giornali e tv. Secondo alcune ricostruzioni, Nathan e Catherine avrebbero detto no agli aiuti del sindaco e di cittadini pronti a offrire una sistemazione più sicura per loro e i figli. Ma loro negano tutto: “Sì, vogliamo mantenere il nostro modo di vivere, ma questo non significa che ignoriamo chi si fa avanti”, scrivono nella lettera uscita stamattina.

Parlano delle proposte di case alternative arrivate dal Comune e da privati nelle ultime settimane. “Non è vero che abbiamo rifiutato gli aiuti del sindaco e dei cittadini”, ribadiscono. La loro scelta, spiegano, nasce da una precisa idea di vita, non da testardaggine.

Le offerte del Comune e la posizione dei servizi sociali

Tutto è iniziato all’inizio di novembre, quando alcuni abitanti hanno notato la famiglia sistemata in una tenda nei boschi di Segrate, vicino al Parco Idroscalo. I servizi sociali si sono mossi subito, proponendo soluzioni abitative più sicure, soprattutto con l’inverno alle porte. “Abbiamo messo sul tavolo diverse opzioni, anche temporanee, ma loro vogliono restare autonomi”, ha detto nei giorni scorsi l’assessore alle Politiche sociali di Segrate, Giulia Rinaldi.

Le offerte comprendevano posti in strutture pubbliche e piccoli appartamenti messi a disposizione da privati. Ma Nathan e Catherine, anche nei colloqui con gli assistenti sociali, hanno ribadito la volontà di non separarsi dai figli e di mantenere il loro stile di vita. “Non siamo contro nessuno”, scrivono oggi, “ma chiediamo rispetto per le nostre scelte”.

Tra preoccupazioni e solidarietà: il quartiere si divide

La storia ha acceso reazioni diverse tra chi vive in zona. C’è chi si preoccupa per i bambini, soprattutto ora che fa freddo. E chi invece ha mostrato vicinanza, portando coperte, cibo e vestiti direttamente nel bosco. “Li vediamo spesso la mattina presto, quando vanno a prendere l’acqua alla fontanella”, racconta Marco, residente di via Rivoltana. “Non danno fastidio a nessuno, ma certo vivere così è dura”.

Anche sui social si discute molto, con molti che si chiedono dove stia il confine tra libertà personale e tutela dei minori. Il Comune assicura che continuerà a seguire la situazione, “sempre nel rispetto della legge e della dignità delle persone”, come ha spiegato la sindaca Alessandra Rossi.

La famiglia: vogliamo autonomia ma siamo pronti al dialogo

Nathan e Catherine tengono a precisare che non si chiudono in modo pregiudiziale. “Abbiamo sempre ascoltato le proposte arrivate”, spiegano nella lettera. “Ma la cosa più importante per noi è restare uniti e vivere secondo i nostri valori”. Non chiudono la porta al confronto: “Non vogliamo essere visti come persone ostili o irragionevoli”, aggiungono.

Al momento, spiegano i servizi sociali, la situazione è sotto controllo. Non ci sono stati interventi urgenti, perché per ora non risultano rischi immediati per i bambini. La famiglia continua a vivere nel bosco, tra tende e qualche oggetto di fortuna. Il dialogo con le istituzioni però resta aperto.