Cina: utili dell’industria ai minimi storici in cinque mesi con un calo del 5,5%

Cina: utili dell'industria ai minimi storici in cinque mesi con un calo del 5,5%

Cina: utili dell'industria ai minimi storici in cinque mesi con un calo del 5,5%

Giada Liguori

Novembre 28, 2025

Pechino, 28 novembre 2025 – I profitti delle aziende industriali cinesi hanno fatto un passo indietro a ottobre, segnando un calo del 5,5% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. È il calo più netto da giugno e interrompe il rally sorprendente di settembre, quando avevano messo a segno un balzo del 21,6%. A diffondere i dati è stato stamattina l’Ufficio nazionale di statistica cinese, che ha sottolineato come ottobre abbia invertito la tendenza positiva registrata solo un mese fa.

Profitti in discesa dopo il boom di settembre

Gli esperti a Pechino spiegano che il brusco calo di ottobre arriva dopo un settembre molto forte, il migliore da novembre 2023. “Il dato di ottobre mostra che la domanda interna resta debole e che la sovraccapacità produttiva pesa ancora,” ha detto un funzionario dell’Ufficio nazionale di statistica, che ha scelto di restare anonimo. Nei primi dieci mesi dell’anno, i profitti sono cresciuti appena dell’1,9%, meno del 3,2% fatto registrare tra gennaio e settembre.

Domanda debole e tensioni commerciali frenano la ripresa

Dietro la frenata, dicono gli economisti locali, ci sono diversi fattori. La tregua commerciale tra Cina e Stati Uniti non ha cancellato del tutto le preoccupazioni sulle relazioni tra le due potenze. “La situazione è ancora incerta, soprattutto per i settori più legati all’export verso gli Usa,” spiega Chen Wei, analista della banca Huatai Securities. Inoltre, la campagna di Pechino per ridurre la capacità produttiva in eccesso e fermare la cosiddetta ‘concorrenza involutiva’ – una guerra al ribasso tra aziende cinesi – sta comprimendo i margini delle imprese.

Imprese in difficoltà, mercati nervosi

Molte aziende, soprattutto nei settori dell’acciaio, dei prodotti chimici e dell’elettronica, stanno rivedendo i loro piani di investimento. “Abbiamo dovuto rallentare alcune linee produttive,” ammette Zhang Li, direttore finanziario di una media impresa del Jiangsu. Anche i mercati risentono del clima incerto: l’indice Shanghai Composite ha aperto oggi in leggero calo, con diversi titoli industriali che hanno perso tra lo 0,5% e l’1%.

Pechino punta a meno quantità, più qualità

Il governo insiste sulla necessità di tagliare la sovraccapacità e spingere su una crescita più sostenibile. “Non possiamo più puntare solo sulla quantità: serve innovazione e qualità,” ha ribadito ieri il ministro dell’Industria Jin Zhuanglong, durante un incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria. La linea è chiara: meno produzione a basso valore aggiunto e più investimenti in ricerca e sviluppo.

Il 2026 si apre con molta cautela

Gli osservatori internazionali raccomandano prudenza. Moody’s ha pubblicato una nota questa settimana in cui avverte: “La ripresa dei profitti industriali cinesi resta fragile e a rischio per fattori esterni.” Si parla sia delle tensioni geopolitiche sia delle incertezze sulla domanda globale. I numeri ufficiali confermano il rallentamento: dal +3,2% dei primi nove mesi al +1,9% attuale.

La ‘concorrenza involutiva’ mette a rischio i margini

Tra le criticità più seguite c’è la cosiddetta ‘concorrenza involutiva’: una corsa al ribasso nei prezzi per mantenere quote di mercato, che spesso sacrifica i profitti. “È una spirale pericolosa che può danneggiare tutto il settore,” commenta Zhou Xiaoming, ex funzionario del ministero del Commercio. Per evitarlo, spiegano gli esperti, serve una strategia coordinata tra le aziende.

Il settore industriale cinese cerca la strada giusta

In attesa dei dati di novembre, l’industria cinese si trova a un bivio. Da un lato c’è la necessità di sostenere crescita e lavoro, dall’altro quella di evitare squilibri pesanti. “Il 2026 sarà un anno cruciale,” confida un dirigente della Camera di commercio europea in Cina. Per ora, i numeri non lasciano dubbi: la ripresa stabile è ancora lontana.