Ferie: tutto quello che devi sapere su giorni e retribuzione

Ferie: tutto quello che devi sapere su giorni e retribuzione

Ferie: tutto quello che devi sapere su giorni e retribuzione

Matteo Rigamonti

Novembre 28, 2025

Roma, 28 novembre 2025 – Il diritto alle ferie per i lavoratori italiani, sancito dall’articolo 36 della Costituzione, resta un punto fermo e irrinunciabile. A ricordarlo è la Fondazione studi dei consulenti del lavoro in un’analisi diffusa oggi, che fa il punto sulle norme e sugli impatti economici legati ai periodi di riposo. Un tema che, tra sentenze e interpretazioni diverse, continua a creare dubbi e battaglie legali.

Ferie: un diritto costituzionale che tutela la salute

Secondo la Fondazione, le ferie annuali retribuite non sono soltanto una formalità. Sono il riconoscimento concreto del bisogno di riposo e recupero del lavoratore. “Le ferie servono a proteggere la salute e la sicurezza, non sono un semplice extra”, si legge nel documento. Ma nella realtà, organizzare le ferie si scontra spesso con le richieste delle aziende e interpretazioni restrittive.

Il riferimento principale resta l’articolo 36 della Costituzione, che garantisce il diritto al riposo settimanale e alle ferie pagate, sottolineando che non si possono rinunciare. Nemmeno con il consenso del lavoratore. “La paga deve essere adeguata e sufficiente a garantire una vita libera e dignitosa”, ricorda la Fondazione, citando il testo stesso della Costituzione.

Le regole in vigore: dal Codice civile al decreto 66/2003

Nel dettaglio, l’articolo 2109 del Codice civile prevede che il lavoratore abbia diritto a un periodo annuale di ferie pagate, possibilmente di seguito. La scelta del momento spetta al datore di lavoro, che però deve considerare sia le esigenze dell’azienda sia quelle del dipendente. La durata delle ferie è poi definita dalla legge e dai contratti collettivi.

Il punto di riferimento più aggiornato è il Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66, che ha recepito la direttiva europea sull’orario di lavoro. L’articolo 10 del decreto stabilisce che ogni lavoratore ha diritto ad almeno quattro settimane di ferie pagate all’anno. Di queste, almeno due devono essere godute di fila nell’anno in cui si maturano, se il lavoratore lo chiede; le altre due possono essere usate entro i diciotto mesi successivi.

Un aspetto chiave riguarda la “indisponibilità” delle ferie obbligatorie: queste quattro settimane non si possono trasformare in denaro, salvo alla fine del rapporto di lavoro. “La conversione in soldi delle ferie – spiegano gli esperti – è ammessa solo quando il rapporto finisce e il lavoratore non ha potuto usufruirne”.

La paga durante le ferie: cosa spetta davvero

La retribuzione durante le ferie è spesso motivo di dispute. La Corte di Giustizia europea e la Cassazione hanno chiarito che tagliare la paga in questi periodi può scoraggiare il lavoratore a prendere le ferie, vanificando il loro scopo. “Il lavoratore deve ricevere durante le ferie la normale paga”, si legge nell’approfondimento.

Nel settore degli autoferrotranvieri, ad esempio, dove ci sono molte indennità, i giudici hanno stabilito criteri precisi per capire quali voci devono essere pagate anche durante le ferie. Non tutte però rientrano nel calcolo: i buoni pasto, per esempio, sono considerati benefit assistenziali e non salario, quindi non spettano durante i giorni di ferie.

Contenziosi e interpretazioni: cosa cambia per i lavoratori

Negli ultimi anni, il tema delle ferie ha generato molti ricorsi e sentenze. Secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, “rispettare le regole sulle ferie è fondamentale per evitare sanzioni e contenziosi”. Le aziende devono assicurare non solo il minimo previsto dalla legge, ma anche una gestione attenta dei periodi di riposo, tenendo conto delle esigenze di ciascuno.

In sintesi, il diritto alle ferie resta un presidio fondamentale per la salute dei lavoratori e per mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata. Le regole sono chiare: quattro settimane all’anno, paga piena, nessuna rinuncia o conversione in denaro, salvo casi particolari. Un principio che, come ricordano i consulenti del lavoro, “non può essere messo da parte per far spazio alle esigenze produttive”.