Roma, 28 novembre 2025 – Per la prima volta in Italia, un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma ha messo a segno un risultato storico: il teletrasporto quantistico tra due laboratori sparsi nella Città universitaria. L’esperimento, condotto tra il laboratorio Nanophotonics di Rinaldo Trotta e il Quantum Lab di Fabio Sciarrino, sotto la guida di Alessandro Laneve, è stato pubblicato su Nature Communications. Un traguardo che, dicono gli scienziati, apre la strada a un modo tutto nuovo di trasmettere informazioni, sfruttando i principi della meccanica quantistica.
Teletrasporto quantistico, il salto tra i laboratori della Sapienza
La mattina del 27 novembre, tra le 9 e le 13, nel Dipartimento di Fisica si respirava un’aria tesa ma carica di attesa. I tecnici sistemavano meticolosamente i cavi in fibra ottica, mentre nei due laboratori, distanti circa 400 metri, si preparavano i dispositivi per l’esperimento. Al centro di tutto c’era il teletrasporto di informazioni tra fotoni, le particelle della luce, senza alcun contatto fisico diretto. “Abbiamo creato una connessione istantanea tra due punti diversi del campus”, ha detto Laneve, con un sorriso di soddisfazione.
Quantum dot: il cuore dell’esperimento
A rendere possibile questo salto è stata la tecnologia dei Quantum dot, minuscole strutture semiconduttrici che emettono fotoni con caratteristiche precise. In questo caso, i ricercatori hanno usato fotoni non identici, ma “accordati” per trasportare la stessa informazione quantistica. “È come se due strumenti diversi suonassero la stessa nota”, ha spiegato Trotta. Questa scelta ha semplificato molto l’attrezzatura necessaria, togliendo di mezzo la complessità che finora aveva fermato esperimenti simili.
Verso l’internet quantistica: un passo concreto
Il risultato ottenuto a Roma segna un passo avanti verso la costruzione della rete internet quantistica. L’informazione è stata trasferita da un quantum dot all’altro senza che le particelle si tocchino o interagiscano direttamente. “Abbiamo dimostrato che il teletrasporto quantistico può funzionare anche fuori dai laboratori perfettamente controllati”, ha sottolineato Sciarrino. Il test si è svolto tra edifici separati da cortili e viali alberati, con tutte le difficoltà logistiche che questo comporta.
Cosa cambia davvero: sicurezza e futuro
Gli esperti vedono in questa tecnologia una possibile rivoluzione per la sicurezza delle comunicazioni digitali. Il teletrasporto quantistico usa l’entanglement – quel fenomeno per cui due particelle condividono lo stesso stato anche a distanza – rendendo praticamente impossibile intercettare o manipolare i dati. “Non è solo una questione di velocità”, ha detto Laneve, “ma una nuova frontiera per la privacy e la protezione delle informazioni sensibili”. Al momento, il raggio d’azione resta limitato al campus, ma i ricercatori stanno già lavorando per allargare la portata.
Il mondo scientifico guarda a Roma
La pubblicazione su Nature Communications ha acceso l’interesse anche fuori dall’Italia. Vari istituti europei hanno chiesto dettagli su come sono stati usati i quantum dot e come si è riusciti a sincronizzare i fotoni. “Questo risultato ci mette sulla mappa internazionale”, ha ammesso Trotta. Nel frattempo, studenti e dottorandi della Sapienza hanno seguito l’esperimento in diretta streaming da una sala vicina, tra applausi e qualche battuta scherzosa (“Siamo già nel futuro?”) al momento dell’annuncio.
Il futuro è appena cominciato
Nonostante l’entusiasmo, i ricercatori mantengono i piedi per terra. “Siamo solo all’inizio”, ha ricordato Sciarrino, “ma ora sappiamo che il teletrasporto quantistico può entrare nelle infrastrutture che usiamo ogni giorno”. La prossima sfida sarà allungare la distanza e rendere più stabili le trasmissioni. Per ora, tra i viali della Città universitaria, resta la consapevolezza di aver fatto un passo avanti verso una nuova generazione di comunicazioni: più sicure, più veloci e – chissà – più vicine a ciò che fino a ieri sembrava fantascienza.
