Milano, 28 novembre 2025 – Nel 2024 la Dop economy italiana ha messo a segno un balzo in avanti in quattordici regioni su venti. In testa alla crescita ci sono Lombardia (+13,1%), Puglia (+12,2%) e Friuli Venezia Giulia (+8,1%). A fotografare la situazione è il XXIII Rapporto Ismea-Qualivita, presentato oggi a Roma, che conferma quanto questo settore stia diventando sempre più centrale per l’agroalimentare nazionale.
Nord-Est e Nord-Ovest, il motore della Dop economy
I dati parlano chiaro: le quattro regioni del Nord-Est – Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige – continuano a fare la parte del leone. Il valore complessivo tocca gli 11,24 miliardi di euro, con un +2,8% rispetto al 2023. Il Veneto da solo sfiora i 5 miliardi, mentre l’Emilia-Romagna cresce del 3%. Spicca il balzo dell’Friuli Venezia Giulia con un +8,1%, che rafforza il ruolo dell’area.
Al Nord-Ovest, la Lombardia si conferma regina per il quarto anno di fila: il valore della produzione Dop e Igp sale a 2,9 miliardi di euro, con un aumento del 13,1%. Gli esperti di Ismea sottolineano come questo dato dimostri la capacità della regione di innovare e valorizzare le proprie eccellenze.
Sud e Isole si risvegliano, il Centro resta in affanno
Anche al Sud e nelle Isole si vedono segnali positivi: la crescita complessiva è del 3,4% rispetto all’anno scorso. La Puglia brilla con un +12,2%, seguita da Calabria (+8,2%), Abruzzo (+4,1%) e Sicilia (+4%). La Campania, con un +3,1%, mantiene un ruolo di primo piano nel Mezzogiorno.
Diversa la situazione nel Centro Italia, che dopo il calo del 2023 continua a perdere terreno, con un -0,9%. Solo la Toscana registra un piccolo segno più (+0,5%), mentre l’Umbria cresce del 3,4%. Gli esperti parlano di una fase di assestamento per alcune filiere storiche della zona.
Qualità e strategie: l’Italia punta in alto
Durante la presentazione, Cesare Mazzetti, presidente della Fondazione Qualivita, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rivedere la strategia nazionale per la promozione della qualità”. Oggi, ha spiegato, ci sono “troppi riconoscimenti sovrapposti, spesso a livello regionale”. Per Mazzetti questa è “un’occasione importante per mettere a punto una linea chiara sui prodotti Dop e Igp”, soprattutto pensando alla candidatura della Cucina Italiana come patrimonio Unesco.
Il presidente ha poi ricordato che “con il nuovo regolamento europeo e il riconoscimento delle Ig per le bevande spiritose, si sta definendo una strategia complessiva della qualità in cui l’Italia è all’avanguardia”. Ora la sfida è “integrare meglio i vari comparti, tenendo conto anche della sostenibilità, che può diventare il vero valore aggiunto per tutto il sistema”.
Dop economy: lavoro e valore sociale
Uno dei dati più interessanti del rapporto riguarda l’occupazione legata alle Indicazioni Geografiche. Nel 2024 si stima che siano stati coinvolti circa 864.441 lavoratori nelle filiere Dop e Igp. Numeri che mostrano quanto questo settore non solo crei ricchezza, ma abbia anche un forte impatto sociale.
“Le Indicazioni Geografiche non sono solo un modello avanzato di sviluppo economico – ha ribadito Mazzetti – ma rappresentano una politica vincente per il nostro sistema agricolo e alimentare”. Fondamentale resta la distribuzione del valore lungo tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione fino alla vendita.
Sfide e obiettivi per il futuro
Guardando avanti, chi lavora nel settore chiede regole più chiare e strumenti più efficaci per promuovere i prodotti all’estero. La sfida più grande resta consolidare i risultati e rafforzare la presenza dei prodotti Dop e Igp sui mercati internazionali. Solo così, spiegano gli addetti, si potrà assicurare una crescita stabile e duratura per l’intero comparto agroalimentare italiano.
