Mediobanca e Generali: rivelazioni sorprendenti dietro il conflitto in corso

Mediobanca e Generali: rivelazioni sorprendenti dietro il conflitto in corso

Mediobanca e Generali: rivelazioni sorprendenti dietro il conflitto in corso

Giada Liguori

Novembre 28, 2025

Milano, 28 novembre 2025 – La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati per manipolazione di mercato e ostacolo all’attività di vigilanza l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e il presidente di Delfin, Francesco Milleri. L’inchiesta, partita qualche settimana fa, arriva a pochi mesi dalla conclusione della scalata di Mps a Mediobanca, un’operazione che ha cambiato gli equilibri della finanza italiana e che ora finisce sotto la lente della magistratura.

La scalata che ha acceso la partita: Siena, Delfin e Caltagirone protagonisti

Tutto ha avuto inizio il 24 gennaio scorso, quando Mps ha annunciato un’offerta pubblica di scambio totalitaria in azioni su Mediobanca. Una mossa che a Piazzetta Cuccia è stata definita “fortemente distruttiva di valore”, ma che affonda le radici in una serie di acquisizioni già partite nel novembre 2024. In quella data, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Delfin, Caltagirone, il gruppo Anima e Bpm hanno acquistato il 15% di Mps messo in vendita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, appoggiandosi a Banca Akros, controllata dalla stessa Bpm.

Quell’operazione – spiegano fonti vicine all’inchiesta – ha messo le basi per il nuovo assetto azionario del Monte dei Paschi, che a fine 2024 ha visto l’ingresso dei nuovi soci nel consiglio d’amministrazione. Nel giro di poche settimane, Delfin è salita vicino al 10%, Caltagirone ha raggiunto il 5%, mentre il Tesoro ha mantenuto l’11,3% e Bpm/Anima si sono attestati intorno al 9%. Un equilibrio delicato, che il governo ha difeso anche contro l’assalto di Unicredit.

Lovaglio in prima linea e gli attriti con Mediobanca

L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, ha sempre rivendicato la paternità dell’operazione. “L’idea è nata a dicembre 2022”, avrebbe detto più volte, “quando la presentai al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti come possibile futuro per una Mps risanata”. Una versione che però non ha convinto i vertici di Mediobanca. L’ad Alberto Nagel vede Siena come uno strumento nelle mani di Caltagirone e Delfin – da tempo ai ferri corti con Mediobanca sulle Generali – per mettere le mani sul Leone, puntando soprattutto alla quota del 13% custodita da Piazzetta Cuccia.

Le tensioni sono cresciute di settimana in settimana. Mediobanca ha depositato una serie di esposti in Procura, ipotizzando un “concertato” tra Caltagirone e Delfin. Ad aprile, mentre Caltagirone rafforzava la sua posizione in Mps fino al 10%, il consiglio d’amministrazione dava il via libera senza problemi all’aumento di capitale che serviva per l’offerta pubblica di scambio.

La sfida in assemblea e il nuovo corso

La battaglia si è spostata in assemblea. Nagel ha provato a reagire proponendo uno scambio su Banca Generali, ma la tensione è rimasta alta. L’assemblea di Mediobanca, prevista per giugno, è stata rinviata per paura di una bocciatura che poi è arrivata ad agosto: solo il 35% dei voti favorevoli, portati dai fondi internazionali, contro un blocco del 42% formato da Delfin, Caltagirone, le casse previdenziali, Unicredit, Amundi e Anima. Nagel ha parlato chiaro di “conflitto di interessi”, denunciando la presenza del governo in altre partite finanziarie.

Da lì in poi la strada per Mps si è fatta più semplice. Lovaglio ha abbassato la soglia minima di adesione al 35% e ha raccolto l’86,4% delle adesioni tra luglio e settembre. Il rilancio in contanti e la mancanza di alternative hanno spinto l’operazione. Il consiglio d’amministrazione di Mediobanca ha preso atto del risultato e si è dimesso in blocco all’assemblea del 28 ottobre, lasciando spazio a un nuovo cda guidato da Mps.

La nuova era sotto l’occhio della Procura

Ora però sulla nuova governance di Piazzetta Cuccia si allunga l’ombra della magistratura milanese. Gli inquirenti stanno passando al setaccio i momenti chiave dell’operazione: dalle acquisizioni di novembre 2024 alle dinamiche assembleari degli ultimi mesi. Fonti giudiziarie spiegano che l’indagine cerca di capire se ci sia stata un’intesa tra i principali azionisti per alterare il mercato o impedire la vigilanza delle autorità.

Nessuna dichiarazione ufficiale dai diretti interessati. Da ambienti vicini a Mps trapela solo “massima fiducia nell’operato della magistratura”. Intanto il mondo della finanza italiana resta in allerta: la partita su Mediobanca – e sulle Generali – è lontana dall’essere finita.