Gerusalemme, 29 novembre 2025 – L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato un allarme forte ieri, esprimendo “profonda preoccupazione” per la morte di due palestinesi a Jenin, in Cisgiordania, durante un blitz delle forze israeliane giovedì scorso. Jeremy Laurence, portavoce dell’ONU, ha raccontato che un video – girato da una telecamera e diffuso dal canale arabo Al Ghad Tv – mostra chiaramente i due uomini che si arrendono con le mani alzate prima di essere uccisi. L’ONU parla di “un’altra apparente esecuzione sommaria”.
Immagini che non lasciano dubbi
Il video, che ha iniziato a circolare venerdì mattina, è breve ma netto: due uomini escono da un edificio, le mani ben visibili sopra la testa. Di fronte a loro, alcuni soldati israeliani, riconoscibili dalle uniformi scure e dai giubbotti antiproiettile, li tengono sotto tiro. Pochi secondi dopo, si sentono diversi colpi di arma da fuoco. I due cadono a terra senza opporre resistenza o tentare di scappare. Fonti locali raccontano che l’episodio è avvenuto intorno alle 10 del mattino in una zona residenziale di Jenin, spesso teatro di scontri tra esercito israeliano e gruppi armati palestinesi.
L’ONU non ci sta
“Siamo sconvolti dalla brutale uccisione di due palestinesi da parte della polizia di frontiera israeliana”, ha detto Laurence durante il briefing con la stampa a Ginevra. Il portavoce ha sottolineato che il video “mostra chiaramente una resa” e ha aggiunto che “questo caso si inserisce in una serie di episodi simili documentati negli ultimi mesi”. L’Alto Commissariato ha chiesto alle autorità israeliane di “aprire un’inchiesta veloce, indipendente e trasparente”, ricordando che “la forza letale deve essere sempre l’ultima opzione”.
Le autorità israeliane rispondono
Poche ore dopo la diffusione del video, sia l’IDF (Israel Defense Forces) sia la polizia israeliana hanno annunciato l’avvio di un’indagine interna. In una nota serale, i portavoce militari hanno spiegato che “le circostanze dell’incidente sono al momento sotto verifica” e che “eventuali violazioni delle regole d’ingaggio saranno perseguite secondo legge”. Non sono stati forniti dettagli sull’identità dei due palestinesi uccisi né sulle ragioni precise che hanno portato all’intervento armato.
Jenin, un terreno sempre più caldo
Negli ultimi mesi, Jenin è tornata al centro del mirino internazionale per le frequenti operazioni militari israeliane contro presunti militanti palestinesi. Secondo dati raccolti da organizzazioni umanitarie locali, dall’inizio dell’anno sono più di 200 i palestinesi rimasti uccisi durante scontri o raid delle forze israeliane in Cisgiordania. Le autorità israeliane giustificano queste azioni come necessarie per prevenire attentati e smantellare cellule armate. Ma molte organizzazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, denunciano “l’uso eccessivo della forza” e la mancanza di trasparenza nelle indagini che seguono gli incidenti.
La comunità internazionale chiede risposte
L’episodio di Jenin ha scatenato reazioni immediate anche tra diplomatici europei e americani. Un portavoce dell’Unione Europea ha chiesto “chiarezza e responsabilità”. Il Dipartimento di Stato americano ha invitato “tutte le parti a evitare escalation”. Intanto, sul terreno la tensione resta alta: nella notte tra giovedì e venerdì si sono registrati nuovi scontri tra giovani palestinesi e soldati israeliani vicino al campo profughi della città.
Cosa succederà adesso
Al momento non sono ancora stati diffusi i risultati preliminari dell’indagine israeliana. L’ONU ha ribadito la necessità di “garantire giustizia alle vittime” e di “impedire che episodi simili si ripetano”. Fonti diplomatiche a Gerusalemme dicono che il caso sarà al centro del prossimo Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nel frattempo, la gente di Jenin aspetta risposte concrete, mentre il clima nella regione resta pesante, segnato da una crescente sfiducia verso le istituzioni e un senso diffuso di insicurezza.
