Hong Kong, 29 novembre 2025 – Questa mattina, poco dopo le 8, una folla silenziosa si è radunata vicino al complesso di Wang Fuk Court, nel quartiere di Sha Tin. Qui, appena tre giorni fa, un incendio ha portato via la vita a 128 persone. Una tragedia tra le più pesanti nella storia recente della città, che ha scosso profondamente la comunità e spinto le autorità di Hong Kong a dichiarare tre giorni di lutto.
Una città in lutto, bandiere a mezz’asta e silenzio
Da sabato mattina, le bandiere di Cina e Hong Kong sventolano a mezz’asta davanti agli uffici del governo. Intorno alle 9, il capo dell’esecutivo John Lee, insieme a una delegazione di funzionari e rappresentanti istituzionali, ha osservato tre minuti di silenzio. “Siamo vicini alle famiglie delle vittime e a tutta la comunità colpita”, ha detto Lee ai giornalisti, con voce ferma ma chiaramente commosso.
Nel parco accanto alle rovine annerite di Wang Fuk Court, già all’alba centinaia di persone hanno cominciato a radunarsi. Alcuni portavano fiori bianchi e gialli, altri lasciavano biglietti scritti a mano. “Non vi dimenticheremo”, si leggeva su un messaggio appoggiato a una recinzione. Tra la gente, molti residenti del quartiere ancora sotto choc per la terribile notte tra il 26 e il 27 novembre.
Il ricordo delle vittime, la città che si stringe
Secondo i primi accertamenti dei vigili del fuoco, l’incendio è divampato poco dopo le 22 di martedì scorso, diffondendosi rapidamente ai piani bassi del palazzo. Le fiamme hanno bruciato per oltre 40 ore prima di essere spente del tutto. “Una cosa mai vista prima”, ha raccontato uno dei pompieri intervenuti. Le cause esatte sono ancora al vaglio, ma non si esclude l’ipotesi di un corto circuito.
Molti superstiti sono stati ospitati in strutture temporanee allestite nelle scuole vicine. “Abbiamo perso tutto, ma almeno siamo vivi”, ha raccontato una donna di 54 anni, che viveva al settimo piano con marito e due figli. Le associazioni locali hanno subito organizzato raccolte fondi e distribuito pasti caldi a chi ha perso la casa.
La risposta delle istituzioni e i dubbi sulla sicurezza
Il governo di Hong Kong ha annunciato l’avvio di un’inchiesta interna sulle condizioni di sicurezza degli alloggi pubblici. “Dobbiamo capire cosa è andato storto”, ha ammesso il segretario alla Sicurezza Chris Tang, promettendo controlli più severi e interventi rapidi sugli edifici più vecchi. Secondo i dati del Dipartimento per l’Edilizia Pubblica, oltre il 30% delle case popolari della città ha più di quarant’anni.
Nel frattempo, la tragedia ha suscitato cordoglio a livello internazionale. Il presidente cinese Xi Jinping ha inviato un messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime, mentre il segretario generale dell’ONU António Guterres ha chiesto “più attenzione alla sicurezza nelle grandi città”.
Il segno indelebile di Wang Fuk Court
Mentre le indagini vanno avanti e la città prova a tornare alla normalità, le rovine annerite di Wang Fuk Court restano un monito sulla fragilità umana davanti alla catastrofe. “Non dimenticheremo chi abbiamo perso”, ha detto una giovane studentessa, lasciando un fiore bianco tra le ceneri ancora calde. In questi giorni di lutto, Hong Kong si stringe attorno alle vittime, cercando risposte e conforto in gesti semplici: una carezza, una preghiera silenziosa, un biglietto lasciato sotto la pioggia.
La cerimonia ufficiale per commemorare le vittime è prevista per lunedì prossimo. Ma già da oggi, tra le strade di Sha Tin e nei cuori di chi abita qui, resta una domanda che pesa: come è potuto succedere? E cosa si può fare perché non accada mai più?
