Roma, 29 novembre 2025 – Ieri a Palazzo Baracchini, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha rilanciato la sua proposta di una leva volontaria per dare un colpo di reni alla difesa nazionale. L’idea prende spunto da esperienze già collaudate in Francia e Germania e punta a coinvolgere cittadini che non hanno necessariamente una carriera militare alle spalle, ma sono pronti a mettere a disposizione tempo e competenze in caso di emergenza.
Leva volontaria: chi entra e cosa farà
Il ministro ha spiegato che questa nuova riserva di volontari, chiamata “ausiliaria”, sarà formata da militari in congedo, ex guardie giurate, medici pensionati e personale civile con abilità utili alla difesa. Non è un ritorno alla vecchia “naja”, tengono a precisare fonti del ministero, ma un sistema più elastico. I volontari si formeranno e si alleneranno a intervalli regolari, poi torneranno alle loro vite. Verranno richiamati solo in caso di crisi serie: guerre, calamità naturali o emergenze internazionali.
Crosetto ha sottolineato che questa misura serve a “rafforzare la resilienza del Paese”, soprattutto in un mondo sempre più instabile e pieno di nuove minacce. “Non vogliamo militarizzare la società – ha detto – ma coinvolgere le migliori energie civili nella sicurezza di tutti”.
Le cifre del progetto: si parte con 10mila volontari
Il progetto partirà con una fase di prova da 10mila volontari, selezionati tra le categorie indicate. Il piano è di arrivare gradualmente a 40mila unità, anche se il numero definitivo lo deciderà il Parlamento. I volontari non staranno in caserma: dopo il primo addestramento e gli aggiornamenti, rimarranno nelle loro città, pronti a intervenire solo su chiamata ufficiale.
Chi conosce bene il dossier spiega che il modello italiano si ispira alla “Garde nationale” francese e alla riserva tedesca, ma con qualche differenza. L’attenzione sarà soprattutto sulle competenze tecniche e sanitarie, ritenute cruciali in caso di crisi complicate.
Difesa, serve più personale: le richieste di Crosetto
In parallelo alla leva volontaria, Crosetto ha ribadito che serve aumentare gli effettivi nelle Forze Armate. Oggi, dicono i dati ufficiali, il personale è intorno a 160mila unità, con un tetto legale di 170mila stabilito dalla legge 244. “Questi numeri vanno rivisti – ha detto durante l’ultimo Consiglio supremo di Difesa al Quirinale, presieduto dal presidente Sergio Mattarella – servono almeno 30-40mila persone in più”.
Il ministro ha messo in evidenza come le nuove sfide, dall’intelligenza artificiale alla sicurezza informatica, richiedano figure specializzate e personale dedicato. Solo per il settore cyber servirebbero almeno 5mila esperti in più. “Non possiamo permetterci di restare indietro – ha detto ai vertici militari – la difesa del Paese passa anche dalla capacità di adattarsi”.
Cosa succede adesso: tempi e nodi da sciogliere
Ora la proposta sulla leva volontaria dovrà passare in Parlamento. Ancora non ci sono dettagli su come si sceglieranno i volontari o su come funzionerà il sistema. Il ministero sta preparando una bozza di regolamento da presentare entro fine anno. Restano da chiarire anche i soldi e il coordinamento con le altre forze dello Stato.
Intanto, tra chi conosce il settore, le reazioni sono miste. Alcuni sindacati militari chiedono garanzie per chi aderirà al progetto; altri mettono in guardia dal rischio di sovrapposizioni tra riserva e personale in servizio. “Serve chiarezza – ha detto un rappresentante dell’Associazione Nazionale Militari in Congedo – ma l’idea può funzionare se ben organizzata”.
Il dibattito è appena iniziato. Ma la linea di Crosetto è chiara: rafforzare la difesa nazionale coinvolgendo anche chi, pur fuori dai ranghi tradizionali, ha ancora molto da dare al Paese.
