Roma, 29 novembre 2025 – Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un nuovo allarme sul costo dell’energia in Italia, parlando oggi all’assemblea nazionale di Noi Moderati. “Stiamo perdendo pezzi di impresa a causa dell’energia”, ha detto, mettendo in chiaro che la questione resta cruciale per la sopravvivenza del nostro tessuto produttivo. Secondo Orsini, il problema rischia di mettere a rischio la competitività del Paese, già sotto pressione negli ultimi mesi.
Prezzi alle stelle e pressione su Palazzo Chigi
Orsini ha puntato il dito soprattutto sulla differenza tra i costi energetici italiani e quelli degli altri grandi Paesi europei. “Se non riusciamo a far scendere questi costi, perderemo un pezzo importante dell’industria nazionale”, ha ribadito davanti a un pubblico attento. Le imprese, specie quelle manifatturiere, continuano a lamentare bollette più care rispetto a Francia e Spagna, margini sempre più stretti e investimenti bloccati. “Siamo stati molto critici con il governo e lo restiamo”, ha ricordato, riferendosi ai confronti con l’esecutivo.
Poi Orsini ha lanciato un appello diretto a Palazzo Chigi. “Aspettiamo il decreto sull’energia, speriamo arrivi presto”, ha detto. Il provvedimento, atteso da settimane, dovrebbe contenere misure per calmierare i prezzi e dare una mano alle aziende più esposte. Ma lo stesso Orsini ha ammesso che sarà “solo un cerotto su una gamba di legno”, perché – ha spiegato – “non riusciremo mai ad avere costi come quelli di Francia e Spagna”.
Imprese in difficoltà, i numeri parlano chiaro
Gli ultimi dati di Confindustria confermano il divario: nel 2024, le imprese italiane hanno pagato in media il 30% in più rispetto a quelle francesi. Un salasso che si traduce in meno investimenti e, in certi casi, nella decisione di spostare la produzione all’estero. “Abbiamo già visto alcune aziende trasferire parte delle attività fuori dal Paese”, ha detto un dirigente del settore metalmeccanico presente all’assemblea.
Il problema non riguarda solo le grandi aziende. Anche le piccole e medie imprese, che sono il cuore della manifattura italiana, si trovano sotto pressione. “Ogni mese è una corsa per far quadrare i conti”, ha raccontato Marco Bianchi, titolare di una fonderia a Brescia. “Se la situazione non cambia, rischiamo di chiudere”.
Europa avanti, Italia resta indietro
Il confronto con l’Europa è impietoso. In Francia, grazie al nucleare e a una politica di prezzi controllati, le imprese possono contare su tariffe più basse e stabili. In Spagna, invece, le recenti riforme del mercato elettrico hanno limitato gli aumenti. L’Italia, invece, paga una maggiore dipendenza dal gas e una rete energetica meno efficiente.
Gli industriali chiedono da tempo interventi seri: più investimenti nelle rinnovabili, potenziamento delle reti, incentivi per l’autoproduzione. Ma i tempi della politica non sempre corrispondono a quelli delle imprese. “Noi stiamo spingendo forte su tutto questo”, ha assicurato Orsini dal palco romano. Ma tra gli imprenditori cresce la sensazione che serva un salto di qualità.
Decreto sull’energia, attesa e dubbi
Il decreto sull’energia, previsto entro dicembre secondo fonti governative, dovrebbe portare sgravi fiscali temporanei e più crediti d’imposta per le aziende energivore. Ma molti imprenditori temono che non basterà. “Sarà solo un palliativo”, ha commentato un manager del settore chimico al termine dell’incontro.
Intanto cresce anche l’allarme tra i sindacati. “Il rischio è di perdere posti di lavoro”, ha avvertito ieri la segretaria generale della Cgil, Elly Schlein. Un monito che si aggiunge a quello degli industriali: senza una soluzione veloce sul nodo energia, la tenuta stessa del sistema produttivo italiano potrebbe saltare nei prossimi mesi.
