Bologna, 29 novembre 2025 – Una donna è stata arrestata a Bologna con l’accusa di stalking aggravato nei confronti di una professionista locale. Per oltre un anno, la vittima è stata perseguitata senza sosta, sia online che nella vita reale, trasformando la sua esistenza in un vero incubo. A ricostruire la vicenda sono stati gli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica dell’Emilia-Romagna, che hanno definito la situazione “sconvolgente per durata e modalità”.
Persecuzioni senza tregua, un incubo digitale
La Polizia Postale racconta di una serie di azioni ossessive messe in atto dalla donna arrestata: dalle chiamate oscene alla creazione di profili falsi sui social, fino alla diffusione di annunci inventati e perfino alla simulazione del funerale della vittima. “Non riuscivo più a capire cosa fosse vero e cosa fosse paura”, ha detto la professionista agli agenti, dopo mesi di messaggi e telefonate indesiderate, spesso a sfondo sessuale.
Gli investigatori spiegano che la stalker era riuscita a rubare foto, dati personali e persino il numero di telefono della donna. Li ha usati per montare una rete di menzogne che spaziava dai social ai siti porno, esponendo la vittima a molestie continue, a qualsiasi ora del giorno.
Annunci falsi e funerali mai esistiti
Ma la persecuzione non si è limitata al mondo digitale. In almeno due occasioni, la stalker ha pubblicato annunci immobiliari falsi, mettendo in vendita la casa della vittima senza alcun permesso. “Ricevevo chiamate da finti acquirenti, non sapevo come bloccarle”, ha raccontato la donna. A questo si sono aggiunte telefonate da agenzie funebri convinte di dover organizzare funerali per lei o per persone a lei vicine.
Per più di un anno, la professionista ha vissuto sempre in allerta. Il suo numero era stato segnalato come “truffaldino” su vari siti, finendo tra i contatti spam e danneggiando anche il suo lavoro. “Temevo che la situazione potesse peggiorare”, ha spiegato. “Ho cambiato orari, abitudini, persino il modo di lavorare”.
Le indagini che hanno smascherato la stalker
Il lavoro degli agenti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica è stato fondamentale. Con analisi digitali e tecniche di tracciamento, sono riusciti a seguire la pista delle molestie e a individuare con certezza la responsabile. La Procura di Bologna aveva già disposto misure cautelari: divieto di avvicinamento, obbligo del braccialetto elettronico e divieto di comunicare con la vittima.
Quando la donna ha rifiutato il braccialetto, il giudice le ha imposto il divieto di dimora nell’area metropolitana di Bologna. Ma nonostante questo, le molestie sono riprese dopo una breve pausa. I nuovi messaggi erano identici ai precedenti per linguaggio, orari e modi.
Arresto e reazioni nel quartiere
La Polizia Postale ha collegato questi nuovi atti alla stessa donna, consegnando al giudice le prove della violazione delle misure. Così è scattato l’arresto: la donna è finita in carcere con l’accusa di stalking aggravato e violazione delle restrizioni.
La vicenda ha scosso il quartiere Savena, dove vive la vittima. “Non pensavamo potesse succedere qui da noi”, ha detto una vicina. Per gli inquirenti, questo caso è un monito sui pericoli della violenza digitale e sulle difficoltà di proteggere chi ne è vittima.
La Procura invita a denunciare subito ogni episodio simile. “Solo così si può intervenire in fretta”, ha sottolineato un funzionario del Centro Operativo. Intanto, la donna cerca di tornare a una vita normale, dopo mesi segnati dalla paura.
