Bologna, 29 novembre 2025 – La Corte d’Appello di Bologna ha condannato un uomo di 82 anni per violenza sessuale su una ragazza di 14 anni. I fatti risalgono a luglio 2019, a Boretto, in provincia di Reggio Emilia. La sentenza, arrivata nei giorni scorsi, ribalta il verdetto del tribunale di primo grado che, nel 2022, aveva assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il pubblico ministero Maria Rita Pantani aveva fatto ricorso, chiedendo di riesaminare il caso.
Appello: la sentenza che cambia tutto
La Corte d’Appello ha dato ragione alla procura e ha condannato l’uomo, rovesciando così la decisione del primo giudice. La pena è di due anni di reclusione, a cui si aggiungono le spese processuali per entrambi i gradi di giudizio. Ma non è tutto: la corte ha anche disposto le pene accessorie previste dalla legge. Tra queste, l’interdizione permanente da ogni incarico di tutela, curatela o amministrazione di sostegno e l’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Dalle ricostruzioni emerse in aula, i fatti risalgono all’estate 2018. In quel periodo, l’uomo avrebbe approfittato dell’assenza di altri adulti per chiamare la ragazza nel cortile di casa sua. Secondo i giudici, lì avrebbe costretto la minorenne a subire atti sessuali, senza darle modo di scappare.
Le indagini e il percorso giudiziario
Le indagini partirono dopo la denuncia presentata dalla famiglia della ragazza. Gli inquirenti, guidati dal pm Maria Rita Pantani, raccolsero testimonianze e prove che portarono al rinvio a giudizio dell’uomo. Ma in primo grado, a Reggio Emilia, il tribunale trovò gli elementi insufficienti per condannare e lo assolse.
La procura però non si arrese. “C’erano elementi chiari e testimonianze credibili”, ha detto una fonte vicina all’accusa. La Corte d’Appello ha seguito questa linea, ribaltando il verdetto e riconoscendo la colpevolezza.
Reazioni a Boretto: tra sollievo e attesa
La notizia della condanna ha fatto discutere a Boretto, piccolo centro della Bassa reggiana dove è successo tutto. Alcuni cittadini, incontrati davanti al municipio, hanno espresso sollievo. “Era una vicenda che aveva scosso tutta la comunità”, ha raccontato una donna che conosce la famiglia della ragazza.
L’avvocato dell’82enne, contattato, ha preferito non entrare nel merito. “Stiamo valutando le motivazioni della corte e le prossime mosse”, ha detto. Non è escluso un ricorso in Cassazione.
Le pene accessorie, cosa prevedono
In casi come questo, la legge prevede pene accessorie automatiche. L’interdizione permanente da incarichi di tutela e curatela serve a evitare che chi ha commesso reati contro minori possa poi prendersi cura di persone fragili. L’interdizione temporanea dai pubblici uffici invece sospende per un certo periodo i diritti civili dell’imputato.
Fonti giudiziarie confermano che la corte ha applicato queste misure senza eccezioni. La pena principale – due anni – tiene conto dell’età avanzata dell’uomo e delle circostanze del fatto.
Un caso difficile, ma che fa riflettere
La vicenda di Boretto torna a porre l’attenzione sulla tutela dei minori e sulle difficoltà nel ricostruire fatti che succedono in ambienti familiari o di vicinato. “Non è mai semplice accertare quello che avviene lontano da occhi indiscreti”, spiega un operatore dei servizi sociali locali. Ma solo dopo anni di indagini e processi arriva una risposta chiara dalla giustizia.
La sentenza d’appello di Bologna è un punto fermo per la famiglia della vittima e per la comunità. Ora si attende di capire se ci saranno altri sviluppi in Cassazione.
