Dalla tragedia alla giustizia: il giovane disoccupato risarcito con oltre 1 milione dopo l’incidente senza cintura

Dalla tragedia alla giustizia: il giovane disoccupato risarcito con oltre 1 milione dopo l'incidente senza cintura

Dalla tragedia alla giustizia: il giovane disoccupato risarcito con oltre 1 milione dopo l'incidente senza cintura

Matteo Rigamonti

Novembre 30, 2025

Firenze, 30 novembre 2025 – Oltre un milione di euro di risarcimento. È la cifra che il Tribunale di Firenze ha riconosciuto a un giovane toscano, oggi trentaduenne, rimasto gravemente invalido dopo un incidente stradale avvenuto nell’ottobre 2017 a Fucecchio, nel Fiorentino. La sentenza, firmata dalla giudice Susanna Zanda e depositata nei giorni scorsi, accoglie tutte le richieste della difesa del ragazzo, che ha perso anche il lavoro a causa delle conseguenze dell’incidente. Una cifra ben più alta rispetto ai circa 367 mila euro offerti in un primo momento dall’assicurazione, che tiene conto non solo dei danni fisici ma anche delle ripercussioni morali e lavorative subite dalla vittima.

La tragedia di una sera d’autunno

Era una sera di ottobre 2017. Il giovane, allora ventiquattrenne, era seduto sul sedile posteriore di un’auto guidata da un amico. Per cause accertate dalla polizia locale, il veicolo è uscito di strada finendo contro un cumulo di materiale in una frazione di Fucecchio. L’impatto è stato tremendo: il conducente, coetaneo e amico del ragazzo, ha riportato ferite gravissime ed è morto il giorno dopo in ospedale. Il ragazzo sul sedile posteriore è stato estratto dai soccorritori in condizioni disperate e portato d’urgenza al pronto soccorso di Empoli.

Da lì è iniziato un lungo e difficile cammino. Diverse operazioni, settimane in ospedale e una riabilitazione intensa. “Non dimenticherò mai quei giorni”, ha detto la madre fuori dal tribunale. “Ogni notte aspettavamo una buona notizia”. Purtroppo, nonostante gli sforzi, le lesioni sono rimaste gravi e irreversibili: il giovane è diventato invalido permanente, con pesanti limitazioni motorie e cognitive che gli hanno chiuso la porta a ogni lavoro.

La lunga battaglia in tribunale

La compagnia assicurativa aveva inizialmente offerto 367 mila euro, ritenendo quella somma adeguata ai danni. Ma la famiglia, assistita dall’avvocato Andrea Bartolini, ha deciso di andare fino in fondo. Al centro del contendere, la vera entità dei danni e il fatto che il ragazzo non indossasse la cintura di sicurezza sul sedile posteriore.

La compagnia ha sostenuto che la mancata cintura avrebbe peggiorato le ferite, chiedendo di ridurre il risarcimento per una sorta di colpa condivisa. Tuttavia, la perizia medico-legale disposta dal tribunale ha ribaltato tutto: il consulente nominato ha chiarito che “l’assenza della cintura non ha avuto un ruolo decisivo nelle fratture facciali e craniche riportate”. In pratica, anche se avesse allacciato la cintura, le conseguenze sarebbero state quasi le stesse.

Non solo danni fisici: il peso dei danni morali e lavorativi

La sentenza della giudice Zanda sottolinea con forza che “le lesioni hanno impedito al ragazzo di svolgere qualsiasi lavoro compatibile con le sue condizioni”. Questo ha inciso molto sul calcolo finale del risarcimento. Oltre ai danni fisici, comprovati da referti e cartelle cliniche, il tribunale ha riconosciuto anche i danni morali e quelli legati alla perdita del lavoro.

Dai documenti emerge che il giovane aveva appena iniziato un contratto a tempo determinato in una piccola azienda locale. Dopo l’incidente, ogni speranza di lavoro è svanita. “Non è solo una questione di soldi”, ha spiegato l’avvocato Bartolini uscendo dal palazzo di giustizia. “Perdere il lavoro in queste condizioni significa perdere autonomia, progetti, dignità”.

Una sentenza che fa discutere

La notizia si è sparsa in fretta a Fucecchio, dove molti ricordano ancora quella notte e il dolore che ha colpito due famiglie. “Questa sentenza rende giustizia a chi ha sofferto”, ha detto un vicino di casa. La compagnia assicurativa non ha ancora annunciato se farà ricorso.

Il caso riapre il dibattito sull’importanza di usare le cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori, spesso sottovalutata. Ma soprattutto mette in luce come oggi i tribunali considerino non solo i danni fisici ma anche l’impatto sociale ed economico degli incidenti. Un risarcimento che va ben oltre le ferite, riconoscendo il diritto a una vita dignitosa anche dopo un trauma così pesante.