Dominique Sanda: un tuffo nel passato con Vita mia

Dominique Sanda: un tuffo nel passato con Vita mia

Dominique Sanda: un tuffo nel passato con Vita mia

Giada Liguori

Novembre 30, 2025

Torino, 30 novembre 2025 – Dominique Sanda è tornata al Torino Film Festival per presentare, nella sezione Zibaldone, il nuovo film di Edoardo Winspeare, “Vita mia”. Ieri pomeriggio, davanti a una sala piena al Cinema Massimo, l’attrice francese, insieme al regista e agli attori Celeste Casciaro, Ninni Bruschetta e Ignazio Oliva, ha raccontato il senso profondo di un film che intreccia memoria, identità e legami familiari. “Amo viaggiare nel tempo. Questo film mi ha fatto tornare indietro con la memoria”, ha detto Sanda con voce ferma e sguardo deciso. “La vita è breve, bella e misteriosa. Io voglio viverla fino in fondo, conoscere gli altri, far cadere le maschere, cercare la verità”.

Il ritorno di una donna che non ha mai lasciato l’Italia

“Non sono mai andata via dal cinema italiano. Amo l’Italia e l’Italia mi vuole bene. È un legame d’amore, e l’amore è la cosa più forte che ci sia”, ha raccontato Sanda, che a Torino si muove come se fosse casa sua. Nel corso della sua carriera ha lavorato con maestri come Robert Bresson – “il mio più grande insegnante” – ma anche con giganti come Vittorio De Sica e Bernardo Bertolucci. Ricordando i suoi inizi, ha parlato di “personaggi straordinari che mi hanno fatto crescere”. Quel legame con il cinema italiano non si è mai spezzato davvero. “Mi sento parte di questa storia”, ha detto con naturalezza.

Come è nato “Vita mia”: realtà e fantasia

Il regista Edoardo Winspeare ha spiegato da dove nasce il film. “Ho osservato il rapporto tra mia madre, malata di Parkinson, e una donna salentina che si è presa cura di lei”, ha raccontato. “All’inizio c’era solo rabbia e frustrazione per la malattia, poi è nata una tenerezza quasi materna verso questa persona semplice, intelligente e buona”. Da qui è venuta l’idea di una storia di fantasia che però racconta molto della realtà: la famiglia, la malattia, il legame tra le due protagoniste.

“Il film non parla solo di un’esperienza personale”, ha aggiunto Winspeare, “ma è anche un modo per riflettere sull’Europa. La piccola storia di Didi e Vita diventa una metafora della grande Storia europea”. Un punto che il regista ha voluto sottolineare: “Le relazioni personali spesso rispecchiano i grandi cambiamenti collettivi”.

Le protagoniste: forza e umanità

Nel cast spiccano due donne: la moglie di Winspeare, Celeste Casciaro, e Dominique Sanda. Il regista non nasconde l’ammirazione per entrambe. “Celeste è bellissima, buona, una vera santa”, dice senza mezzi termini. Su Sanda usa toni più misurati ma sinceri: “Una grande attrice, una signora europea. Ha fierezza, orgoglio, curiosità — qualità non così comuni nei francesi, più tipiche dell’Europa centrale”. Sanda risponde con un sorriso appena accennato.

Tra realtà e sogno: il tocco onirico

“Vita mia” viaggia su due binari: da una parte la realtà quotidiana, dall’altra un mondo quasi da sogno che attraversa tutto il racconto. “Mi interessava il lato onirico”, dice Winspeare. “Per mia madre la realtà era ciò che vedeva lei. Si stupiva che noi non vedessimo le stesse cose. Volevo raccontare quella dimensione interiore”. Così il film alterna momenti concreti a scene sospese, dove la percezione della malattia si mescola con ricordi e visioni.

Applausi e aspettative

Il pubblico di Torino ha seguito con attenzione la proiezione di “Vita mia”. In sala si sono visti sguardi commossi e qualche applauso spontaneo alla fine. Sanda si è fermata a lungo con i fan, sorridendo e parlando. Il suo ritorno in Italia segna un nuovo capitolo di una carriera che attraversa decenni e confini. “Voglio continuare a cercare la verità”, ha detto prima di uscire. Forse è proprio questo desiderio di autenticità che tiene insieme le storie sullo schermo e quelle della vita reale.