Ginevra, 30 novembre 2025 – Fabiola Gianotti si appresta a concludere dieci anni al timone del Cern, per passare il testimone al fisico britannico Mark Thomson entro la fine del 2025. Un decennio segnato da risultati concreti e da una stagione di ricerca che, come ha spiegato la stessa Gianotti durante un incontro con i giornalisti a Meyrin, “ha ampliato le attività del Cern in tutti i settori della sua missione”. Un bilancio che, tra scoperte e nuove sfide, racconta una delle fasi più intense per il laboratorio europeo di fisica delle particelle.
Gianotti: dieci anni tra scienza e conti in ordine
Dal gennaio 2016, quando è diventata direttrice generale del Cern, Gianotti ha dovuto affrontare crisi globali – dalla pandemia alla guerra in Ucraina, fino al caro energia – senza mai vedere scalfito il sostegno economico degli Stati membri. “Il Cern è riuscito a evitare i tagli al bilancio che hanno colpito altre organizzazioni internazionali”, ha sottolineato la fisica milanese, ricordando anche il ruolo degli Stati Uniti: “Pur non essendo membri e senza contribuire al bilancio ordinario, hanno sempre rispettato gli impegni presi”.
Questa solidità finanziaria ha permesso di portare avanti i grandi progetti di ricerca, anche nei momenti più difficili. “Abbiamo potuto continuare a rispondere alle grandi domande della fisica fondamentale”, ha detto Gianotti, indicando come punto centrale il lavoro sul bosone di Higgs.
Il bosone di Higgs e le nuove sfide della fisica
Il bosone di Higgs, scoperto nel 2012, resta il cuore delle attività del Cern. “È la particella più strana e misteriosa”, ha spiegato Gianotti, “legata al destino stesso dell’Universo”. Con l’ok all’High-Luminosity Large Hadron Collider (Lhc) nel 2016 – proprio all’inizio del suo mandato – il laboratorio punta ora a ottenere molte più collisioni. L’obiettivo è produrre più bosoni di Higgs e capire meglio fenomeni ancora poco chiari.
Ma lo sguardo è già rivolto avanti. Tra le eredità più ambiziose di Gianotti c’è il progetto del Future Circular Collider (Fcc), il successore dell’Lhc. Il Consiglio del Cern dovrebbe decidere sulla sua realizzazione intorno al 2028. Il piano prevede due fasi: prima collisioni elettrone-positrone per studi ultra-precisi sul bosone di Higgs; poi collisioni protone-protone, con la speranza di fare luce sulla materia oscura. “Potrebbero arrivare sorprese”, ha ammesso la direttrice uscente.
Un Cern più aperto e internazionale
Sotto la guida di Gianotti, il Cern si è allargato anche sul piano istituzionale. Dal 2016 sono entrati 12 nuovi Paesi come membri o associati; a questi si aggiungono Stati osservatori come Stati Uniti e Giappone, oltre a oltre 50 Paesi con accordi di collaborazione, compresi diversi Stati a basso reddito. “È una prova evidente dell’interesse politico e scientifico verso il Cern”, ha osservato Gianotti.
Il laboratorio è diventato anche un centro di formazione: ogni anno circa 5.550 persone passano dal Cern per imparare. Solo il 30% resta nel campo della fisica delle particelle; gli altri portano le competenze in altri settori, contribuendo a diffondere talenti STEM in Europa e nel mondo. “Il Cern fornisce così un flusso costante di talenti che ci servono con urgenza”, ha aggiunto.
Scienza per tutti e attenzione all’ambiente
Un altro segno concreto del decennio Gianotti è l’apertura del Portale della Scienza, uno spazio per i visitatori che ha fatto salire le presenze annuali da 150.000 a oltre 400.000. L’obiettivo dichiarato: “Far conoscere la bellezza e l’utilità della scienza”, come ha detto la direttrice.
Non sono mancate le iniziative per l’ambiente, soprattutto nella tecnologia: sotto la sua guida il Cern ha spinto progetti per ridurre l’impatto energetico delle proprie attività.
Cosa farà Gianotti dopo il Cern
Guardando al futuro, Fabiola Gianotti non esclude di tornare a fare ricerca attiva al Cern, almeno in parte. “Ci sono proposte che valuterò nei prossimi mesi”, ha detto ai cronisti. Dopo dieci anni alla guida del più grande laboratorio mondiale di fisica delle particelle, la scienziata italiana lascia un’eredità fatta di apertura, stabilità e nuove sfide per la comunità scientifica internazionale.
