Il buco dell’ozono: una sorprendente riduzione dal 1992 – Scopri di più nel video!

Il buco dell'ozono: una sorprendente riduzione dal 1992 - Scopri di più nel video!

Il buco dell'ozono: una sorprendente riduzione dal 1992 - Scopri di più nel video!

Giada Liguori

Novembre 30, 2025

Washington, 30 novembre 2025 – Il buco nell’ozono sopra l’Antartide quest’anno si è rivelato il quinto più piccolo dal 1992, secondo i dati diffusi dalla Nasa e dalla Noaa, l’agenzia americana per l’atmosfera e gli oceani. Un risultato che arriva a quasi quarant’anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Montreal, l’accordo internazionale che ha segnato una svolta nella lotta contro le sostanze chimiche dannose per lo strato di ozono, la barriera naturale che protegge la Terra dalle radiazioni ultraviolette.

Il buco si restringe, ma la strada è ancora lunga

Il punto più alto della stagione 2025 è stato raggiunto il 9 settembre, quando il buco nell’ozono ha toccato una superficie di 22,86 milioni di chilometri quadrati. È un dato importante, soprattutto se lo si confronta con il record del 2006, quando la superficie arrivò a 26,60 milioni di chilometri quadrati: una riduzione di circa il 30%. Tra il 7 settembre e il 13 ottobre, la media dell’estensione si è attestata intorno ai 18,71 milioni di chilometri quadrati, cioè più del doppio degli Stati Uniti.

Paul Newman, capo del team di ricerca sull’ozono al Goddard Space Flight Center della Nasa, spiega: “Come previsto, i buchi nell’ozono sono diventati più piccoli rispetto ai primi anni Duemila. Ma siamo ancora lontani dal tornare ai livelli degli anni Ottanta”.

Il Protocollo di Montreal: la chiave del successo

Gli esperti di Nasa e Noaa confermano che i dati del 2025 dimostrano come il Protocollo di Montreal e i suoi aggiornamenti stiano davvero facendo la differenza. Firmato nel 1987 e in vigore dal 1989, l’accordo ha imposto la graduale eliminazione delle sostanze che distruggono l’ozono, come i clorofluorocarburi (CFC), usati per anni in frigoriferi, spray e industrie.

“Il monitoraggio costante ci dà segnali incoraggianti”, sottolineano i ricercatori della Noaa. “Lo strato di ozono nella stratosfera si sta riprendendo e, se questa tendenza continuerà, potremmo tornare ai livelli pre-1980 entro la fine del secolo”.

Come si tiene sotto controllo il buco

Il controllo dello stato dell’ozono si fa con satelliti e palloni-sonda che vengono lanciati regolarmente sopra l’Antartide. I dati raccolti finiscono nei laboratori di Nasa e Noaa per le analisi. Quest’anno, il meteo sopra il Polo Sud ha aiutato a mantenere il buco più piccolo rispetto alla media degli ultimi vent’anni.

Gli scienziati però avvertono: “Non possiamo abbassare la guardia”, dice Newman. “Le sostanze dannose restano nell’aria per decenni. Solo con un impegno costante e globale potremo parlare di una vera guarigione dello strato di ozono”.

Salute e natura: i benefici del recupero

Un buco nell’ozono più piccolo ha effetti positivi sulla salute e sull’ambiente. Uno strato di ozono più spesso significa meno radiazioni ultraviolette che raggiungono la Terra. Questo riduce il rischio di tumori della pelle e protegge la biodiversità antartica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni punto percentuale di ozono recuperato potrebbe evitare migliaia di casi di cancro cutaneo ogni anno.

Cooperazione internazionale che funziona

Il caso dell’ozono è spesso citato come un esempio di cooperazione internazionale efficace in campo ambientale. “Il Protocollo di Montreal dimostra che gli accordi globali possono funzionare”, ricorda un portavoce della Nasa. “Ora la sfida è mantenere alta l’attenzione e applicare questo modello anche ad altre emergenze, come il cambiamento climatico”.

La comunità scientifica resta in allerta, in attesa dei dati dei prossimi anni. Il buco nell’ozono si sta riducendo, ma il lavoro non è finito. La lezione dell’Antartide continua a parlare a tutto il mondo.