Il Papa in Libano: un appello urgente per la pace nel cuore del Medio Oriente

Il Papa in Libano: un appello urgente per la pace nel cuore del Medio Oriente

Il Papa in Libano: un appello urgente per la pace nel cuore del Medio Oriente

Matteo Rigamonti

Novembre 30, 2025

Beirut, 30 novembre 2025 – “Beati gli operatori di pace!”: con queste parole, Papa Leone ha dato il via al suo primo discorso ufficiale in Libano, rivolgendosi questa mattina alle massime autorità del Paese. Un messaggio semplice ma potente, pronunciato davanti a una platea di rappresentanti istituzionali, religiosi e civili riuniti nel Palazzo presidenziale di Baabda. Il Pontefice ha voluto mettere subito in chiaro il cuore della sua visita: qui, la pace non è un’idea lontana, ma una necessità quotidiana e una responsabilità condivisa.

Pace: una sfida e un impegno quotidiano

Il discorso, durato circa venti minuti e trasmesso in diretta dalle principali tv libanesi, ha visto Papa Leone spiegare che “qui la pace va oltre le parole: è un sogno, una chiamata, un dono e un lavoro che non finisce mai”. Parole che hanno colpito nel profondo un Paese segnato da decenni di tensioni religiose, crisi economica e instabilità politica. “Voi siete chiamati a guidare questo Paese, ognuno con le proprie responsabilità e ruoli”, ha aggiunto, guardando dritto ai presenti. Tra loro, il presidente Michel Aoun, il premier Najib Mikati e il patriarca maronita Bechara Boutros Rai.

L’atmosfera era carica di attenzione, quasi sospesa. Alcuni funzionari prendevano appunti; altri ascoltavano in silenzio, fissi sul Pontefice. Solo alla fine si è levato un applauso contenuto, a rompere quel silenzio.

Un appello chiaro alle istituzioni: mettere la pace al primo posto

A voi che avete ruoli istituzionali importanti in questo Paese”, ha proseguito Papa Leone, “spetta una benedizione speciale se riuscirete a mettere la pace davanti a tutto il resto”. Un richiamo forte, che non ha evitato di riconoscere le difficoltà: “Anche in tempi difficili, pieni di conflitti e incertezze”. Il riferimento alle recenti proteste, alle tensioni tra comunità religiose e alle pressioni straniere era chiaro a chi ascoltava.

Fonti vicine al Patriarcato maronita raccontano che il Papa avrebbe voluto parlare anche dei rifugiati siriani e palestinesi in Libano. Alla fine, però, ha scelto di concentrare il discorso sulle responsabilità delle istituzioni locali.

Libano tra crisi profonda e speranza

La visita di Papa Leone arriva in un momento molto delicato per il Libano. Negli ultimi mesi, la lira ha perso più del 90% del suo valore rispetto al dollaro; i blackout elettrici sono all’ordine del giorno; la gente vive in una situazione di grande difficoltà. Eppure, come ha ricordato il Pontefice, “la pace è un lavoro che non si ferma mai”. Un’immagine che invita a collaborare, giorno dopo giorno, senza cercare scorciatoie.

Nel cortile del palazzo presidenziale, alcuni giovani volontari della Croce Rossa hanno seguito il discorso attraverso gli altoparlanti. “Ci sentiamo coinvolti – ha detto Rami, 24 anni – perché qui la pace non si costruisce solo dentro i palazzi, ma anche per strada”.

Le reazioni e cosa potrebbe succedere dopo il discorso

Le parole di Papa Leone sono state accolte con attenzione dalle autorità libanesi. Il presidente Aoun ha ringraziato il Pontefice “per averci ricordato che la pace non è mai un fatto scontato”, mentre il premier Mikati l’ha definito “un invito a una responsabilità condivisa”. Anche alcuni leader religiosi musulmani hanno apprezzato il tono inclusivo del discorso.

Secondo alcuni analisti locali, questo intervento potrebbe aprire uno spiraglio per il dialogo tra le varie componenti della società libanese. Ma le incognite sul futuro politico ed economico restano grandi. Solo nelle prossime settimane si capirà se l’appello del Papa porterà a fatti concreti.

Intanto, a Beirut e Tripoli, le immagini della visita scorrono sui televisori di bar e case. E in molti ripetono una frase che è ormai un ritornello: “La pace qui è davvero un cantiere aperto”.