Tajani: chiudere il centro Askatasuna per fermare la violenza

Tajani: chiudere il centro Askatasuna per fermare la violenza

Tajani: chiudere il centro Askatasuna per fermare la violenza

Matteo Rigamonti

Novembre 30, 2025

Roma, 30 novembre 2025 – “Il centro sociale Askatasuna va chiuso”. Senza giri di parole, il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha risposto così questa mattina, a margine dell’assemblea di Noi Moderati a Roma, a una domanda sul futuro dello storico spazio occupato di Torino. La posizione del governo, almeno nelle sue parole, è chiara e decisa: “Lo diciamo da tempo, anche come Forza Italia. Ci sono state tante manifestazioni per chiedere la chiusura di questo centro sociale anarchico, perché è una fonte continua di aggressioni e violenze”.

Tajani: basta tollerare Askatasuna a Torino

Il tema della chiusura di Askatasuna torna spesso nel dibattito politico nazionale, soprattutto dopo episodi di tensione o scontri legati a manifestazioni nel capoluogo piemontese. Tajani, intercettato intorno alle 11.30 nei corridoi dell’hotel Parco dei Principi, non ha esitato. “Abbiamo sempre detto questa cosa – ha spiegato – e non cambieremo idea. Non si può accettare che in una città come Torino ci sia un posto che, secondo noi, mette a rischio la sicurezza pubblica”.

Le parole del vicepremier arrivano in un momento in cui la gestione degli spazi sociali e delle occupazioni è tornata prepotentemente all’attenzione politica, anche dopo le recenti tensioni tra polizia e attivisti vicino a via Fiorina, dove si trova il centro sociale. Solo qualche settimana fa, infatti, una manifestazione non autorizzata è sfociata in scontri e diversi arresti.

Askatasuna, una ferita aperta per Torino

Da anni a Torino la questione Askatasuna divide. Il centro sociale, attivo dal 1996 in via Fiorina, è visto da molti come un punto di riferimento per l’area anarchica e antagonista della città. Secondo le forze dell’ordine, è stato più volte al centro di cortei non autorizzati e proteste finite in violenza. “Non è solo dissenso politico – spiega un funzionario della Questura torinese – ma situazioni che mettono a rischio la sicurezza di tutti”.

Dall’altra parte, gli attivisti difendono il valore sociale dello spazio, che ospita eventi culturali e sportivi aperti al quartiere. “Siamo qui da quasi trent’anni – dicono dal collettivo – e non molleremo. Non accettiamo che si parli solo di violenza quando in realtà si cerca di mettere a tacere chi protesta”. Il dibattito è acceso anche tra i residenti: alcuni lamentano rumori e presenze notturne, altri vedono nel centro un presidio importante contro il degrado.

Il governo spinge per la chiusura

La pressione su Askatasuna non è una novità per il centrodestra. Nei mesi scorsi, esponenti di Forza Italia, sia locali che nazionali, avevano organizzato presidi e raccolte firme per chiedere la chiusura dello spazio. Oggi Tajani ha voluto ribadire la linea dura: “Non è questione di ideologia – ha detto – ma di sicurezza pubblica. Chi mette a rischio i cittadini deve essere fermato”.

La decisione finale, però, spetta alle autorità locali e alla magistratura. Il Comune di Torino, guidato dal sindaco Stefano Lo Russo (PD), ha più volte invitato al dialogo, senza però ottenere risultati concreti. “Serve una soluzione condivisa – ha detto Lo Russo di recente – ma non possiamo ignorare le criticità segnalate dalle forze dell’ordine”.

Un caso destinato a far discutere

La vicenda di Askatasuna fa parte di un quadro più ampio di tensioni tra istituzioni e movimenti sociali in varie città italiane. A Torino, come altrove, resta delicato il equilibrio tra sicurezza e libertà di espressione. Tajani oggi ha scelto la linea dura: “Non possiamo permettere zone franche”, ha chiuso davanti ai giornalisti. Ma la partita, almeno per ora, è tutt’altro che chiusa. E il futuro del centro sociale continua a spaccare la città.