Colombo, 1 dicembre 2025 – Quartieri sommersi, strade bloccate, case inghiottite dal fango. Negli ultimi giorni, una serie di disastri naturali ha travolto il sud-est asiatico, lasciando sul terreno almeno 1.100 vittime e una scia di distruzione che si estende tra Sri Lanka, Indonesia, Thailandia e Malesia. Le autorità locali, insieme a organizzazioni internazionali, sono in piena emergenza per soccorrere chi è rimasto intrappolato e cercare di limitare i danni causati dalle alluvioni e dalle frane legate ai monsoni e a un raro ciclone tropicale.
Vittime e dispersi: un bilancio che potrebbe peggiorare
Secondo la Croce Rossa internazionale, il numero dei morti è destinato a salire. Sono centinaia i dispersi soprattutto nelle province occidentali di Sumatra, in Indonesia, e nelle zone orientali dello Sri Lanka, dove le squadre di soccorso scavano tra le macerie senza sosta. “La situazione resta molto incerta”, ha detto un portavoce della Protezione Civile indonesiana, sottolineando che in molti villaggi isolati mancano ancora le comunicazioni. In diverse aree, i residenti raccontano di aver visto interi edifici trascinati via in pochi minuti dalla corrente.
Oltre due milioni di sfollati: l’emergenza umanitaria
I danni delle piogge torrenziali e delle frane si misurano anche nel numero di chi ha perso la casa: solo in Indonesia oltre 290.000 persone sono state costrette a lasciare tutto, soprattutto nelle zone colpite dal passaggio del ciclone tropicale Senyar. Le immagini da Banda Aceh e dai villaggi rurali mostrano famiglie accampate sotto tende di fortuna, con pochi effetti personali e volti segnati dalla fatica. “Abbiamo perso tutto”, racconta una donna di 38 anni, madre di tre figli, mentre aspetta la distribuzione di acqua potabile in un centro di accoglienza improvvisato.
Sri Lanka e Malesia sotto choc: infrastrutture in ginocchio
Anche lo Sri Lanka paga un prezzo alto: ponti crollati, linee elettriche fuori uso, scuole chiuse da giorni. Il governo di Colombo ha dichiarato lo stato d’emergenza in cinque distretti, schierando l’esercito per raggiungere le zone più isolate. In alcune località costiere, il livello dell’acqua ha superato il metro e mezzo, costringendo centinaia di famiglie a rifugiarsi sui tetti in attesa dei soccorsi. In Malesia, le autorità segnalano criticità soprattutto nella regione di Kelantan, dove i corsi d’acqua sono esondati a causa delle piogge monsoniche.
Monsoni e clima impazzito: la causa dei disastri
Gli esperti collegano la gravità degli eventi al peggioramento delle condizioni meteorologiche stagionali. “Quest’anno il ciclo dei monsoni è stato particolarmente violento”, spiega il climatologo malese Amir Rahman all’agenzia Bernama. A peggiorare la situazione, il passaggio del ciclone Senyar, evento raro in questa zona, che ha aumentato la quantità di pioggia. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, i cambiamenti climatici stanno portando a episodi di pioggia estrema sempre più frequenti nell’area indo-pacifica.
Soccorsi in campo tra mille ostacoli
Le operazioni di soccorso vanno avanti nonostante le enormi difficoltà: strade bloccate dal fango, linee telefoniche fuori uso, mancanza di mezzi pesanti per liberare le zone più colpite. La Croce Rossa e altre ONG internazionali hanno inviato squadre e aiuti – tende, cibo, medicinali – mentre i governi locali hanno chiesto aiuto anche ai Paesi vicini. “Serve tutto: acqua pulita, coperte, generatori”, ammette un funzionario della Protezione Civile thailandese.
Guardando avanti: tra rischi e ricostruzione
Il maltempo sembra dare una tregua nelle ultime ore, ma resta alta la paura per nuove frane e focolai di malattie legate all’acqua stagnante. Le autorità invitano tutti a restare prudenti e a collaborare per facilitare le evacuazioni. Solo nei prossimi giorni si potrà capire fino in fondo l’entità dei danni e cominciare a ricostruire le comunità travolte da questa ondata di disastri naturali che ha segnato profondamente il sud-est asiatico.
