Hong Kong, 1 dicembre 2025 – La polizia di Hong Kong ha arrestato tredici persone con l’accusa di omicidio colposo per il terribile incendio che la scorsa settimana ha devastato il complesso residenziale Wang Fuk Court, nel distretto di Tai Po. Il bilancio, aggiornato nelle ultime ore, parla di almeno 151 morti, 79 feriti e più di 30 dispersi. Una tragedia che ha scosso profondamente la città, già segnata da tensioni politiche e sociali, e che ora riapre il dibattito sulla sicurezza degli edifici e sulla trasparenza nei grandi lavori pubblici.
Arresti e inchiesta sul disastro
Il capo del dipartimento Criminalità e Sicurezza, Chan Tung, ha spiegato che l’indagine è partita subito dopo il rogo, con l’obiettivo di capire chi ha responsabilità in questa catastrofe. “Abbiamo messo in custodia cautelare tredici persone”, ha detto Chan, aggiungendo che i primi accertamenti hanno rivelato gravi mancanze nei sistemi di sicurezza e l’uso di materiali non idonei durante i lavori di ristrutturazione iniziati a metà 2024.
Materiali scadenti e allarmi spenti
Le prime analisi tecniche mostrano che le fiamme si sono propagate velocemente a causa di reti di plastica e polistirolo usati nelle torri, materiali che non avrebbero superato i test antincendio. Alcune di queste reti, secondo gli investigatori, erano già danneggiate da un uragano nei mesi scorsi. Per risparmiare, gli appaltatori non le hanno sostituite con materiali più sicuri. Inoltre, gli allarmi antincendio erano spenti al momento dell’incendio, un dettaglio che ha reso impossibile evacuare rapidamente le sette torri coinvolte.
Corruzione sotto la lente
La Commissione indipendente contro la corruzione (ICAC) ha aperto un’inchiesta completa su un possibile giro di corruzione legato alla ristrutturazione del Wang Fuk Court. Fonti interne parlano di “elementi sospetti” nella gestione degli appalti e nella scelta dei fornitori. Un’inchiesta che arriva in un momento di crescente sfiducia verso le istituzioni, già messe sotto pressione dalla stretta di Pechino sulle autonomie di Hong Kong.
La rabbia dei residenti
La tragedia ha scatenato forte indignazione tra i cittadini. Ieri sera, intorno alle 18, una cinquantina di persone si sono radunate davanti al complesso, accendendo candele e lasciando messaggi scritti a mano sui cancelli. “Non ci fidiamo più delle promesse”, dice Mei Lin, 42 anni, madre di due bambini che vivevano in una delle torri evacuate. La richiesta è netta: “Vogliamo sapere chi ha permesso tutto questo”.
Tra emergenza e pressioni politiche
Le autorità locali devono ora affrontare non solo l’emergenza umanitaria – con squadre di soccorso ancora al lavoro per trovare i dispersi – ma anche una crisi di fiducia senza precedenti. Il governo centrale cinese segue da vicino la vicenda e, secondo fonti diplomatiche, avrebbe chiesto “massima trasparenza” e “tolleranza zero” verso ogni forma di corruzione. Ma in municipio a Tai Po si respira un clima teso: molti funzionari evitano commenti pubblici mentre la pressione della gente cresce.
Una ferita aperta per Hong Kong
Il rogo di Wang Fuk Court arriva in un momento delicato per la città, dove le tensioni tra cittadini e istituzioni restano alte dopo anni di proteste e restrizioni. Solo il tempo dirà se questa tragedia sarà l’occasione per cambiare davvero le regole sulla sicurezza degli edifici pubblici o se resterà un’altra ferita aperta nella storia recente di Hong Kong. Intanto, le famiglie delle vittime aspettano risposte concrete e giustizia.
