Roma, 1 dicembre 2025 – Al Circolo Canottieri Roma, storico club sulle rive del Tevere, è scoppiato un caso che ha messo in subbuglio soci e dipendenti. Una addetta alle pulizie che lavora lì da quasi vent’anni è stata licenziata la scorsa estate dopo una serie di contestazioni disciplinari, tra cui l’aver dato del “tu” a una socia. Ora la donna ha deciso di portare tutto in tribunale, sostenendo che il provvedimento è stato ingiusto e troppo severo.
Licenziata dopo vent’anni: la storia dietro il caso
Secondo quanto ricostruito, la dipendente – il cui nome resta riservato – era una presenza fissa negli spogliatoi e nelle zone comuni del Circolo Canottieri Roma, uno dei club più esclusivi della Capitale. Il 18 giugno scorso, il presidente Paolo Vitale le ha consegnato una lettera di contestazione: avrebbe usato il “tu” con una socia, una manager incinta, violando la regola – mai scritta ma ferrea – che impone il “lei” tra personale e soci. Ma non è tutto. Nel documento si parla anche di un presunto lancio di un asciugamano verso la socia, distesa su un lettino con il pancione, e di un lettino sottratto al marito di lei.
La somma di questi episodi – alcuni già sanzionati in passato con ammonizioni minori – ha portato al licenziamento immediato della donna nel mese di luglio. Una scelta che, secondo il presidente Vitale, era “necessaria per mantenere il rispetto e la professionalità all’interno del club”.
La versione della lavoratrice: “Un licenziamento umiliante”
La donna, assistita dall’avvocato Francesco Bronzini, esperto di diritto del lavoro, non ci sta. “Ho sempre lavorato con rispetto”, ha detto ai suoi legali. Per lei, l’uso del “tu” è stato un caso isolato, senza alcuna volontà di offendere. Anzi, poche ore prima aveva fatto gli auguri alla socia per la gravidanza. E sull’asciugamano, nega con forza di averlo lanciato: “Ho solo chiesto informazioni sull’iscrizione per poter addebitare il noleggio”, ha spiegato.
Dopo quasi vent’anni senza problemi, il licenziamento per lei è stato un colpo durissimo. “Non me lo aspettavo proprio”, ha confidato a chi le sta vicino. La causa arriverà davanti al giudice del lavoro a gennaio: lì si deciderà se il club ha davvero ragione o se il licenziamento è stato eccessivo.
Regole rigide e clima teso nel circolo
La vicenda ha acceso il dibattito tra i soci del Canottieri Roma. C’è chi appoggia la linea dura della presidenza: “Le regole sono uguali per tutti”, ha detto un frequentatore abituale, subito dopo aver letto la notizia affissa in bacheca. Ma c’è anche chi si chiede se la punizione non sia troppo pesante: “Per un pronome? Mi sembra esagerato”, mormora una signora sulla terrazza con vista sul Tevere.
Il club, fondato nel 1919 e noto per la sua atmosfera riservata, ha sempre imposto un codice di comportamento severo, sia per i soci che per il personale. Usare il “lei” coi membri è considerato un segno di rispetto e professionalità. Tuttavia, secondo alcuni dipendenti, negli ultimi anni il clima si è fatto più rigido: “Qui si guarda tutto con il microscopio”, racconta chi lavora negli spogliatoi.
La parola al giudice: cosa succederà a gennaio
La prima udienza è fissata per gennaio 2026. L’avvocato Bronzini vuole dimostrare che il licenziamento è stato troppo severo rispetto ai fatti e che la sua cliente si è sempre comportata bene. Dall’altra parte, la dirigenza del circolo ribadisce l’importanza di proteggere l’immagine e l’armonia del club.
Intanto, la storia continua a far discutere tra i frequentatori e apre una riflessione più ampia sul peso delle regole formali nei rapporti di lavoro. Può davvero un dettaglio, come un pronome sbagliato, decidere la sorte professionale di una persona? La risposta arriverà solo dal tribunale.
