Kiev, 1 dicembre 2025 – Le perdite tra le fila russe nella guerra in Ucraina hanno superato, secondo lo Stato Maggiore di Kiev, la soglia di 1.173.920 uomini dal 24 febbraio 2022 a oggi. Il dato, pubblicato ieri sera su Facebook e rilanciato dall’agenzia Ukrinform, mostra una situazione ancora caldissima e sanguinosa su tutto il fronte. Solo nell’ultima giornata, sempre secondo Kiev, sarebbero stati 1.060 i soldati russi caduti o dispersi.
Scontri senza tregua lungo il fronte
Alle 22 del 30 novembre, il bollettino ufficiale delle Forze Armate ucraine contava già 155 scontri armati nelle ultime 24 ore. Un numero che fa capire la pressione costante in campo. Il settore di Pokrovsk, città dell’oblast di Donetsk, resta uno dei punti più caldi. Qui si è concentrato oltre un terzo degli scontri. “La situazione è davvero tesa – ha detto un portavoce militare ucraino – con continue prove da parte delle truppe russe di sfondare le nostre linee difensive”.
Le cifre di Kiev e il silenzio di Mosca
Il bilancio delle perdite russe fornito da Kiev non è confermato da Mosca, che da mesi non aggiorna i numeri ufficiali sui propri caduti. Le stime ucraine vengono spesso messe a confronto con dati di osservatori indipendenti e analisti occidentali, che però faticano a dare numeri certi a causa dell’impossibilità di accedere direttamente alle zone di combattimento. L’Institute for the Study of War (ISW) ritiene che le perdite reali potrebbero essere più basse, ma comunque molto alte rispetto a conflitti recenti.
Pokrovsk e il Donbass, la battaglia continua
Pokrovsk resta teatro di scontri quasi ogni giorno. La città, a circa 60 chilometri da Donetsk, è un punto strategico per i collegamenti tra il fronte orientale e il resto dell’Ucraina. “Qui si combatte casa per casa – ha raccontato un ufficiale ucraino al telefono – e ogni metro guadagnato costa decine di vite”. Le autorità locali segnalano che i civili rimasti vivono ormai da mesi tra rifugi di fortuna e blackout frequenti.
Le parole dei leader e le reazioni internazionali
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel suo videomessaggio di ieri sera, ha ribadito che “la resistenza delle nostre forze armate è la chiave per la sicurezza dell’Europa”. Dal Cremlino, invece, si continua a parlare di “operazione militare speciale” senza commentare i dati diffusi da Kiev. Fonti occidentali, tra cui il Ministero della Difesa britannico, hanno più volte sottolineato che le perdite russe sono “significative”, pur senza entrare nel dettaglio.
Il prezzo della guerra in vite umane
A quasi quattro anni dall’inizio dell’invasione, il conflitto in Ucraina non dà segni di rallentamento. Le stime sulle perdite umane restano uno degli aspetti più drammatici della crisi. L’ONU parla di oltre 30mila vittime civili – tra morti e feriti – dall’inizio delle ostilità. Le organizzazioni umanitarie continuano a chiedere corridoi sicuri e aiuti per chi è rimasto intrappolato in mezzo alla guerra.
Un futuro ancora incerto
Sul campo la situazione resta incerta. Le forze ucraine tengono alcune posizioni chiave nel Donbass, ma la pressione russa non cala. Gli esperti militari concordano che l’inverno potrebbe rallentare le grandi operazioni, senza però fermare del tutto i combattimenti. “Non ci aspettiamo una vera tregua – ha spiegato un analista del think tank Razumkov Centre – solo una temporanea diminuzione dell’intensità”.
Mentre la diplomazia internazionale fatica a trovare una via d’uscita, i numeri diffusi da Kiev continuano a raccontare il prezzo altissimo della guerra. E lungo la linea del fronte, tra Pokrovsk e le altre città dell’est, la fine del conflitto sembra ancora lontana.
