La tassa sul porno: un onere inaspettato per i lavoratori forfettari

La tassa sul porno: un onere inaspettato per i lavoratori forfettari

La tassa sul porno: un onere inaspettato per i lavoratori forfettari

Giada Liguori

Dicembre 1, 2025

Roma, 1 dicembre 2025 – Le partite Iva in regime forfettario non possono sfuggire alla cosiddetta “tassa etica”, il prelievo extra del 25% sui ricavi derivanti dalla produzione di materiale pornografico. A chiarirlo è stata l’Agenzia delle Entrate con una risposta ufficiale datata 4 novembre, che conferma: anche chi usufruisce del regime agevolato deve pagare questa imposta, nota anche come “Pornotax”. La novità riguarda soprattutto chi, negli ultimi anni, ha scelto piattaforme come OnlyFans per guadagnare con contenuti per adulti.

Agenzia delle Entrate: nessuna scappatoia per i forfettari

Nel dettaglio, la risposta pubblicata su FiscoOggi, il portale dell’Agenzia, spiega che “se l’attività rientra tra quelle indicate dalla legge (articolo 1, comma 466, legge n. 266/2005), come produzione, distribuzione, vendita e rappresentazione di materiale pornografico o di incitamento alla violenza, anche i contribuenti in regime forfettario devono versare la tassa etica”. In pratica, non c’è nessuna esclusione automatica per chi ha scelto un regime fiscale semplificato.

La norma, in vigore da quasi vent’anni ma poco applicata, impone un prelievo del 25% sui ricavi legati al porno e alla violenza. L’obiettivo, secondo il legislatore, è scoraggiare attività considerate “non etiche”, pur se legali. Ma l’Agenzia precisa anche che la tassa va valutata “caso per caso”, tenendo conto della reale natura dell’attività svolta.

Contribuenti in difficoltà: la confusione regna sovrana

Non tutti, però, si rassegnano. Chi ha chiesto chiarimenti ufficiali – come si legge nel documento – contesta l’assenza di indicazioni precise per i forfettari. Senza regole chiare, dicono, “è impossibile calcolare e versare correttamente quanto dovuto”.

È un problema concreto per centinaia di piccoli produttori digitali, soprattutto chi si è affacciato da poco su piattaforme come OnlyFans, dove il confine tra contenuto erotico e pornografico non è sempre netto. “Serve chiarezza”, racconta una creator romana che preferisce restare anonima. “Non sappiamo se dobbiamo pagare, né quanto. Ogni commercialista dice la sua”.

La politica entra in gioco: si punta a cancellare la tassa

La questione ha raggiunto anche il Parlamento. La vicepresidente di Azione, Giulia Pastorella, e il senatore Marco Lombardo hanno annunciato un emendamento per eliminare la tassa etica dalla legge di bilancio. “Tassare di più chi fa un lavoro legale solo perché considerato immorale non ha nulla di etico”, hanno detto in una nota congiunta. “È un abuso che non possiamo accettare”.

Secondo loro, la norma colpisce soprattutto giovani e donne che hanno trovato nel digitale una fonte alternativa di reddito. “Non si può discriminare chi lavora nel rispetto della legge”, ha aggiunto Pastorella. Il dibattito è aperto: la commissione Bilancio esaminerà la proposta nelle prossime settimane.

Normativa vecchia e confusa: i commercialisti lanciano l’allarme

Nel frattempo, cresce l’allarme tra gli esperti fiscali per la complessità di applicare la tassa. “La normativa è vecchia e poco chiara”, spiega il commercialista milanese Luca Ferri. “Manca una definizione precisa di cosa sia materiale pornografico ai fini fiscali. E per i forfettari non ci sono istruzioni pratiche”.

Le prime stime delle associazioni di categoria parlano di almeno 5.000 partite Iva coinvolte solo in Italia, un numero destinato a salire con la crescita delle piattaforme digitali per adulti.

Tassa etica: cosa succederà ora?

Resta da vedere se il Parlamento deciderà davvero di cancellare la tassa o se arriveranno nuovi chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate. Nel frattempo, chi produce e vende materiale per adulti – anche con regime forfettario – dovrà districarsi in una normativa incerta e correre il rischio di sanzioni in caso di errori nei pagamenti.

Come spesso succede nel fisco italiano, il quadro lascia spazio a dubbi e interpretazioni diverse. Ma su un punto l’Agenzia è stata chiara: la tassa etica si applica anche ai forfettari, almeno fino a eventuali modifiche di legge.